— 112 — che mantenevansi in rapporti più o meno diretti con quelli dell’Albania; i quali erano già riusciti a costituire, fino al mese di maggio, ben sedici comitati rivoluzionari, col pieno accordo dello elemento valacco, in ogni tempo legato agli Albanesi per vincoli di simpatia, di amicizia e di solidarietà non mai smentiti. La Porta, con un suo comunicato ufficiale, apparso l’il luglio sulla Reme d'Orient et de Hongrie, dichiarava che le sfere ufficiali ottomane non accordavano alcuna attenzione alla propaganda albanese che veniva dall’estero; poiché essa trovava eco solamente nell’elemento ortodosso ed in quello cattolico e presso gli uomini istruiti ; non già nella massa della popolazione musulmana. Ma senza dire che sono appunto gli uomini colti quelli che esercitano un’indiscussa influenza sul popolo, e che le rivoluzioni sono preparate e dirette da essi; riesce evidente che, se nulla addirittura, o abbastanza scarsa fosse stata allora 1’ opera dei patrioti, che adoperavansi dal di fuori alla rigenerazione della Patria; non sarebbe stato proprio il caso di rilevare ciò in forma ufficiale. Certo è che precisamente gli Albanesi musulmani dell’alta Albania reclamavano l’incorporazione della Tessaglia e l’autonomia amministrativa, di accordo con tutti gli altri loro connazionali, compresi quelli del-l'Epiro, che si rifiutavano di deporre le armi e di ridursi nelle loro case, prima d’aver ottenuto quanto a buon diritto chiedevano. Ai primi di ottobre, in seguito a vari combattimenti, avvenuti a Prisrendi e in altri luoghi fra le truppe turche e gl’ insorti, la Porta decise di prendere energiche misure repressive. Dopo d’aver fatto arrestare Murad Bey della nobilissima famiglia dei Toptani in Tyrana, e tentato invano lo stesso colpo contro Dervish Bey da Elbassan, riusciva ad impadronirsi del valoroso capitano Marlco Gjoni della Mirdita; richiamava a Costantinopoli Gani Bey Toptani, che si era distinto nella g’uerra contro i Greci, al pari dei suoi connazionali Hassan pascià Messareia, Naim pascià Berati, Islam pascià Bitintzka, Mustafà Bey Kolonja, e spediva da Janina sette battaglioni e diciotto pezzi d' artiglieria nell’ Albania superiore, oltre che cinquanta muli carichi di vettovaglie e di munizioni; in attesa di una rivolta generale, che minacciava di iniziarsi nel distretto di Uskyp. Nello stesso tempo giungeva a Skutari Tewfik pascià, quale inviato speciale del Sultano, per ascoltare i reclami e i desideri degli Albanesi. Ben ottanta capi musulmani, cattolici e ortodossi, dopo lunghe conferenze avute con lui, gli dichiararono che avrebbero riconosciute ancora il governo turco, a patto che le riforme, da così lungo tompo richieste, fossero tosto introdotte, e non gli nascosero che, in caso contrario, 1’ Albania tutta si sarebbe sollevata, per proclamare la sua indipendenza. Indarno furono da costui consigliati ad attendere in pace e in fiducia per qualche tempo, fino a che il Sultano avesse maturato un disegno di riforme, da applicarsi a tutto l’impero ; poiché essi, senza mezzi termini, gli fecero sapere che di promesse ne aveano avute già troppe e che,