— 339 - rus Servorum Dei. Comunque sia però , egli è certo che molte speranze rinacquero in quei giorni, per cui la Nazione Albanese scriveva : « Benediciamo al Signore, che nella sua infinita Misericordia, ha voluto concedere a noi questa ora suprema di letizia! La parola augusta del discendente del nostro massimo eroe, che chiama a raccolta quanti siamo del nostro nobile sanguie, segna l'inizio d’ un periodo nuovo per la storia della redenzione albanese, e questa parola rinfranca tutti noi, ci rianima, ci rende più forti e sicuri. E torniamo a lodare e a ringraziare sempre Iddio, che, regolatore altissimo dei destini dei popoli , regge la mano di coloro che Egli, nei suoi Divini Voleri, presceglie a guida dei popoli stessi nei sentieri della libertà! A noi, che dalla madre patria e dalla terra dell’esilio ci veniamo affaticando da anni ad affermare i nostri diritti e la nostra nazionalità, altro aiuto non era dato finora fuor di quello che può dare la manifesta simpatia dei popoli, fratelli tutti nelle grandi idealità: noi finora altro conforto non avevamo fuor di quello che ci veniva dalla secura coscienza e dalla onesta convinzione di adempiere al dovere di figii non degeneri dei gioriosi, che, uno contro cento, pugnarono per la Libertà e per l’indipendenza della Patria, e pugnando vincevano. Cotesto aiuto e cotesto conforto han tenuta salda la nostra fede; hanno tenuta, nello avvicendarsi di tanti ostacoli e di tante contrarietà, viva la nostra speranza in un avvenire auguroso che non poteva fallire. Albania, avanti ! Il Signore è con noi ! In alto i cuori, perchè questa é un’ora di gaudio per noi accasciati dai ricordi di cinque lunghissimi secoli di lutto; e i forti Mirditi potranno, alla per fine, svestire le loro gramaglie. Alle Cancellerie auliche, ai Gabinetti, alle Diplomazie, cui la mancanza di un Capo che identificasse in lui le nostre aspirazioni nazionali e ne assumesse la responsabilità, di fronte alle esigenze ed ai freddi calcoli della politica, era di pretesto l'arrogante rifiuto a valutare nella sua sostanza vera il movimento albanese; alle Cancellerie auliche, ai Gabinetti e alle Diplomazie ricordiamo che da oggi , per la fortuna di Albania, comincia a rivivere la gloria della Dinastia degli Skanderbeg. Viva il Principe Don Giovanni d’Aladro Kastriota! » Anche il De Rada , rispondendo al Lorecchio, che gli aveva scritti i suoi augurii sopra una cartolina illustrata recante il ritratto di S. A., così esprimevasi : « Carta più degna del senno suo, perchè più opportuna allo stato delle Colonie nostre in Italia, non era per me, forse, della cartolina che mi annuncia il rilevamento della nostra Bandiera, auspice il Principe Kastriota! » S. A. perciò, il giorno 28 gennaio, indirizzava al grande Poeta la seguente lettera: « Veneratissimo compatriota,—da molto tempo io desideravo di scrivervi e rispettosamente salutarvi quale vero Patriarca della letteratura e della nazionalità albanese; ma sfortunatamente non ho saputo dove dirigere la mia lettera. Oggi ho avuto la fortuna di saperlo—ne sia ringraziato il cav. Anseimo