— 46 — tanto che lord Beaconsfield si credette nel dovere di ordinar la chiamata delle riserve, mentre lord Salisbury , succeduto a lord Derby nella direzione del ministero degli affari esteri, con la circolare del 2 aprile, che parve il prodromo d’un’ imminente rottura diplomatica, rendeva nota alle Potenze la situazione creata all'Inghilterra dal Trattato di S. Stefano. Intanto la Camera ungherese approvava il credito di sessanta milioni di fiorini, già votato dal Parlamento di Vienna; mentre in Italia il conte Corti dichiarava alla Camera dei deputati che il Governo italiano non avea presi impegni di sorta e che era legato solo da quelli derivanti dai trattati. Alla fine di aprile e al principio di maggio, la politica estera europea, riguardo alla Questione orientale, si trovava in quel periodo che Bismark definì d’impaludamento; quando il conte Sciu-valoff, ambasciatore russo a Londra, prese l’iniziativa personale di una missione di pace , che ebbe esito felice ; tanto che il 30 maggio fu. firmato a Londra un accordo fra 1’ Inghilterra e la Russia , ed ai primi di giugno il Governo tedesco diramò alle Grandi Potenze 1’ invito di prender parte a Berlino ad un Congresso, in cui si sarebbero discusse tutte le stipulazioni del Trattato di S. Stefano. Le deliberazioni del Congresso di Berlino, che si aprì il 13 giugno e si chiuse il 13 luglio, sotto la presidenza del Principe di Bismark, furono sancite in apposito Trattato, e di esse le principali sono le seguenti : Riconoscimento della Bulgaria a principato autonomo, limitato al sud dai Balkani e dai monti che circondano ad est e a sud il distretto di Sofia; creazione d’una provincia autonoma al sud dei Balkani, col nome di Rumelia Orientale, senza diritto dì presidio alla Porta, e di cui una Commissione avrebbe studiata l’organizzazione da conferirle; indipendenza della Serbia, ingrandita al sud, coll’ obbligo d’ introdurre nelle sue leggi la uguaglianza delle confessioni religiose; indipendenza del Monte-negro, anch’esso ingrandito, e attribuzione al medesimo della città e del porto di Antivari sull’ Adriatico, sotto la sorveglianza dell’Austria ; indipendenza della Rumenia e cessione alla medesima della Dobruscia, in compenso della Bessarabia, concessa alla Russia, con gli stessi obblighi della Serbia; raccomandazione per la Grecia di una rettifica di confini, che potrebbe estendersi dalle foci della Salembria, sull’Egeo, a quelle del Kalamas, sul Jonio; diritto all’Austria di occupare e di amministrare la Bosnia e l’Er-zegovina e di tenere presidio nel distretto di Novi-Bazar. Così l’Albania veniva a far le spese della guerra, con la perdita dei territorii di Kusumlje e di Vrauja ceduti alla Serbia; con quella di Antivari e dell’annesso litorale, meno Dulcigno, e di altri territorii attribuiti al Montenegro; con quella possibile del viiayet di Janina e di gran parte della Tessaglia a favore della Grecia, come pure coll’ incubo di un continuo pericolo da parte dell’Au-