— 375 — La stampa serba se ne mostrava più che altri allarmata, specie quando si apprese che il generale Appel, salutando le truppe che partivano verso il confine, ebbe a pronunziare queste parole: Voi andate in Oriente, dove vi chiama la Patria e io mi auguro che voi porterete la fama delle nostre armi sino al mare. Se incontrate degli ostacoli, sappiate superarli ! Allora la Novoje Vremja del giorno 17 aprile, discutendo in un articolo di fondo l’eventualità che l’Austria domandasse alle Potenze la facoltà d’ intervenire per pacificare la Vecchia Serbia, scriveva che, qualunque fosse stata la risposta che avrebbero potuto dare le Potenze, i Russi erano decisi ad opporsi ad ogni intervento austraco; che bastava che un solo soldato austriaco varcasse la frontiera, perchè sfumasse l’accordo austro-rusto del 1897, inteso a mantenere lo statu quo e ad evitare l’ingerenza straniera negli affari interni degli Stati balkanici, e che ciò sarebbe stato il segno d’una esplosione generale. Intanto la Turchia, cogliendo l’occasione dell’attività del signor de Aladro, e di cui già abbiamo fatto cenno, si sentiva nel pieno diritto di persistere nei suoi metodi e di renderli sempre peggiori e tirannici ; quantunque la Nazione Allánese si mostrasse allora più che mai convinta che anche per l’Albania brillava una stella benigna nel cielo, e che il Proclama, da noi già riportato , non era tale da dar luogo nè a sospetti da parte della Porta , nè a g-elosie fra patrioti albanesi, bramosi di unire in un sol fascio le loro forze esuberanti, e col prestigio di una sola bandiera, di esser parati ad ogni evenienza prossima o lontana. « S. A. il Principe , scriveva il sullodato periodico , non è un pretendente al trono d’Albania. Col proclama del 31 gennaio, Egli, in conformità degli accordi stabiliti con le notabilità più accreditate del movimento nazionale, mercè lavorio lungo e paziente, ha issata la sospirata bandiera , che è la bandiera di Giorgio Kastriota Skanderbeg, e nel nome santo del Nostro Massimo Eroe ha chiamati a raccolta tutti i figli di Albania, non per rinfocolare nei loro animi i dissidii e le ire di parte, che li tengono quasi impotenti, ma unicamente per additare loro la via per la quale, debellata la propaganda delle scuole straniere, si possa conseguire lo scopo comune nostro, che è affermazione della nazionalità albanese e difesa dell’integrità territoriale della Patria. La parola del Kastriota, quindi, è parola di pace , di concordia , di fratellanza, e come tale non poteva sembrare nemica nè alla Sublime Porta, della quale viene quasi in aiuto nella lotta per l’integrità dell’ Impero; nè ai Gabinetti e alle Diplomazie , le cui calcolate suscettibilità sull’equilibrio balkanico non sono contrariate; e tanto meno poteva sembrare nemica ai Capi albanesi. È parola di pace; ma prenderà tutt'altra intonazione quando il bisogno e le eventualità lo richiedano. » Così, a proposito d’una notizia pervenuta da Corlù a Vienna,