— 178 — Arnauti, ma invece alla necessità, da parte di questi, di respingere le aggressioni straniere dal loro territorio. Il Governo di Belgrado, per mezzo del suo rappresentante a Costantinopoli, il giorno 16 protestava energicamente all’Yldiz-Kiosk, dichiarando che se la Turchia non avesse posto rimedio a gl’ inconvenienti deplorati, la Serbia sarebbe stata costretta a-prendere gravi misure preventive, e minacciò di rivolgere un caldo appello alle Potenze, per chiedere il loro energico e pronto intervento, tanto più che la Porta, di fronte a simili ripetute rimostranze e alle incalzanti domande di migliorare la condizione dei cristiani suoi sudditi, si era sempre limitata o a negare i fatti, o a riversare su costoro ogni responsabilità. Il Sultano quindi incaricò il suo Ministro a Belgrado di prò porre l'invio d’ un Commissario serbo alla frontiera, onde aprire un’inchiesta suoi luoghi, con qualche funzionario turco delegato all’uopo, e ciò perchè la Russia consigliava in quella occasione ai Rappresentanti serbi e bulgari a Costantinopoli di unirsi allo Ambasciatore russo e d’insistere insieme a lui, perchè fossero accordate una buona volta le promesse riforme alla Macedonia, e di opporsi principalmente all’Austria-Ung’heria; mentre nei circoli diplomatici di Vienna si diceva che, fra le Potenze firmatarie del Trattato di Berlino, vi era già stato uno scambio di vedute per un passo comune verso il Governo turco, a fine d’indurlo a migliorare le condizioni dell’ Albania e della Macedonia; specie perchè gl’incidenti serbo-albanesi erano ritenuti dai Gabinetti come gravi sintomi di futuri avvenimenti, che avrebbero potuto turbare la tranquillità nella Penisola balkanica. Certo è che il conte Go-luchowski fece delle rimostranze amichevoli, tanto alla Turchia quanto alla Serbia, per i fatti di Jablanitza del 14 giugno; e che il Ministro degli Esteri serbo , incoraggiato senza dubbio dalla Russia, rispondendo ad una Nota della Porta relativa ai fatti medesimi, assumeva un tono d’insolita energia, deplorava i torbidi che, a suo dire, ancor duravano nel mlayet di Kossovo, ed annunziava che il Governo aveva prese tutte le misure efficaci per mantenere l’ordine, nella speranza che la Turchia avrebbe fatto altrettanto, se pur aveva desiderio di metter fine ad uno stato di cose incompatibile coi rapporti di buon vicinato fra i due Stati. La Kolnische Zeitung rilevava in tutto ciò una notevole tendenza del Governo' serbo a gonfiare gli scontri di frontiera, forse per opera dell’ex re Milano, il quale aveva tutto l’interesse di« distrarre l’attenzione del giovine re Alessandro dagli avvenimenti politici interni; anzi i risultati dell’inchiesta fatta dal colonnello Neshitsh e dal colonnello Alì Bey, col concorso d’un rappresentante speciale del Sultano, dimostrarono che il torto stava del tutto dalla parte dei Serbi, i quali peri primi, il giorno 8, erano entrati in numero considerevole nel territorio ottomano, costringendo gli Albanesi e i nizam a rispondere vigorosamente all’attacco e a respingere gli