— 552 — cetto di non esser necessario chiedere nuovi mezzi per l’esercito, e pur disapprovando quella della nazione armata, riconobbe l’uti-é lità di svolgere l’istituzione del tiro a segno e le istituzioni che potrebbero integrarlo, quantunque a suo modo di vedere, non fosse possibile ravvisare in esso un proprio surrogato del servizio militare. Quindi addentrassi in altri argomenti che non interessano il nostro soggetto. Dopo di lui, 1’ on. Fortis, premesse alcune considerazioni riguardo alla necessità dell’ esercito per la tutela della patria, trattò della situazione internazionale e dei rapporti dell’Italia con le potenze estere. « Si è fatta, egli disse, una colpa all’irredentismo italiano di e;sere provocatore; non bisogna esagerarne la importanza ; ma nemmeno esagerarne la condanna. Deriva da diritti imprescrittibili e inalienabili. Se noi facessimo una rinunzia, saremmo colpevoli e vigliacchi, senza avere fatto nulla per una supposta pace. Questo irredentismo é fatto di ricordi, di aspirazioni, di letteratura, di amore, di difesa della lingua; tutto ciò non compromette trattati... Il patriottismo non è mai sleale; rispetta i diritti suoi e altrui e le leggi del suo paese. Abbiamo assistito a provocazioni ben più gravi da parte dell’Austria.... E quale provocazione maggiore di quella degli armamenti ? Quale nemico aspetta a Pola ? Io non temo la guerra e mi rallegro delle dichiarazioni del ministro. Ci devono pensare coloro che credono che l’Italia sia ancora imbelle. Ma bisogna decidersi. Vogliamo la neutralità ? L’ Europa sarebbe felice di accordarcela. La nostra politica estera diede finora prova di grande remissività. Francia e Inghilterra in Africa, Austria e Russia in Oriente si sono intese senza di noi. Abbiamo perduto 1’ equilibrio nel Me-ditterraneo. E se ciò avvenisse per 1’ Adriatico ?... Spero che il senno dell’Europa toglierà di mezzo questa causa di dissidio. Io non ho molta fiducia nella politica dell’Austria; però, se l’imperatore è molto invecchiato, egli ha tuttavia senno. Comunque, il Governo, se occorre, si metta in grado di affrontare la guerra a parità di condizioni ! » Ma a Costantinopoli, specialmente, il discorso del conte Golu-chowski destò un’ impressione grandissima. « La Sublime Porta, scrivevano al Pìccolo di Trieste, è venuta nella convinzione che l’Austria intende, in tempo più o meno prossimo, di occupare il sangiaccato di Novi-Bazar e la stessa Macedonia e che prenderà pretesto dal gravissimo incidente per domandare 1’ applicazione dell’art. 19 del Trattato di Berlino, che preluderebbe all’applicazione dell’ art. 25, il quale dà facoltà alle truppe austriache di occupare la città di Novi-Bazar. La visita del governatore della Bosnia, barone Albori, al generale Suleyman Pascià, comandante delle truppe turche di Novi-Baz, è interpetrata nel seuso più desolante. La Turchia perciò si prepara. Malgrado le formali promesse in contrario fatte alla Bulgaria, ha deciso di non licenziare le