— 443 — verno coscienza completa di questi movimenti, di queste trasformazioni ? È soddisfatto della sua adesione pura e semplice al progetto di riforme austro-russo; o ritiene necessaria un’azione più cosciente ? Ha inteso egli quale debba essere il suo compito di fronte ai conflitti serbo-albanesi e bulgaro-albanesi e agli effetti della levata di scudi dei bulgari ? A tutte queste domande sarebbe bene che il Governo potesse rispondere , non con le parole , ma coi fatti. >- Ma già, a furia di Commissioni pacificatrici , che non sempre furono immuni dal pericolo di fare l’orrenda fine di Mehemet All; a furia di promesse, di lusinghe , di giuramenti sul Corano , di effimere concessioni; col concorso di sessantasei battaglioni di fanteria, di tre reggimenti di cavalleria, di quindici batterie d’artiglieria, mandati sui luoghi, sotto il comando diOmer Ruchdi Pascià, anche per le insistenze del Barone de Wangenheim , incaricato d’affari tedesco, e che si diedero a seminare la morte e la distruzione da per tutto, ad opera del feroce e sanguinario Shemsi Pascià; e specialmente perchè privi dei mezzi necessarii per resistere a lungo, gli Albanesi si calmarono alcun poco, e vi fu chi s’illuse che oramai era stato rimosso uno dei più gravi ostacoli che si opponevano all’ esecuzione immediata del progetto austro-russo. Se non che tornò allora a mettersi in evidenza l’azione dei Comitati bulgaro-macedoni, che per altro non era stata interrotta mai , come non era venuta mai meno in Bulgaria 1’ agitazione contro il Governo. Questo, invero, indebolito per l’uscita del ministro della guerra Paprikoff, cui non erano stati accordati i richiesti crediti militari , accusato di malafede e di doppiezza , il giorno 27 marzo rassegnava le dimissioni, causando una crisi tanto laboriosa quanto grave, attentamente e con animo diverso sorvegliata dall’Austria e dalla Russia, e che, per non dubbia influenza di quest’ ultima, fu risoluta coll’ incarico affidato di nuovo al Dr. Daneff di ricostituire il gabinetto, che la Neue Freie Presse proclamò tosto amico della pace e delle riforme ed atto a scongiurare un’ insurrezione generale in Macedonia. Fin dai primi di aprile la Porta ricevette la notizia confidenziale che i Comitati rivoluzionarii preparavano degli attentati fra Costantinopoli e Salonicco e telegrammi da Vienna assicuravano che, secondo informazioni pervenute da Sofia, inaturavasi in Macedonia un grosso colpo, la cui esecuzione avrebbe avute conseguenze gravissime. Parve però per un momento che, ad onta della guerriglia continua fra le bande e i distaccamenti turchi isolati e che talora esplicavasi con fieri combattimenti che assumevano le proporzioni di vere battaglie, come quello durato a Melnik per tre giorni di seguito , il Comitato macedone volesse abbandonare la lotta ed ogni progetto di sollevazione generale, data la superiorità schiacciante degli effettivi turchi e la certezza che non vi sarebbe stato