— 410 — russo, ma che anzi ne era rinvigorito , non avendo nemmeno 1’ Austria e la Russia altro obbiettivo che il mantenimento del-l'attuale stato territoriale nella Penisola balkanica. Naturalmente tutta questa bontà austriaca non aveva altro scopo che quello d’ing-annare gl’ Italiani e di propiziarsi quindi 1’ appoggio, o almeno l’acquiescenza del Gabinetto di Roma circa le nuove insidie che in quei giorni maturavansi a Vienna e a Pietroburgo contro l'Albania, e per conseguenza contro l’Italia medesima; essa quindi non era che un effetto del lavorio incessante e abilissimo esercitato presso tutte le Cancellerie da Goluchowski e da Lamsdorff, per rendere più facile il conseguimento dei fini egoistici austro-russi nei Balkani. Così l’On. Delcassé, Ministro degli Esteri della Francia, nel Consiglio tenutosi il giorno 20 gennaio all’ Eliseo, sotto la presidenza di Loubet, avea dichiarato che la Francia continuava ad esercitare la sua azione, onde ottenere dalla Turchia un miglioramento delle condizioni della popolazione macedone, mediante riforme esplicitamente determinate; anzi i giornali da lui ispirati davano per fermo che, durante la discussione del bilancio, egli avrebbe chiesta l’autorizzazione di ricorrere, se fosse necessario, a misure coercitive verso la Turchia, collettivamente con la Russia e coll’Austria, se il Sultano si fosse mostrato recalcitrante circa le riforme da applicarsi. A sua volta il Memorial lUplomatique diceva che uegoziati attivissimi scambiavansi fra i Gabinetti di Londra , Vienna e Pietroburgo intorno a proposte riguardanti la Macedonia, e che preparavasi un accordo potentissimo all’uopo, confermato anche direttamente da notizie di fonte russa , secondo la quali anche una Conferenza europea avrebbe potuto aver luogo, dopo che la Russia e 1 Austria avessero comunicata al Sultano una Nota dichiarante di nessuna efficacia il progetto turco. La Turchia frattanto mobilizzava due corpi d’ esercito, che doveano far capo ad Adrianopoli e a Mouastir, impressionando il pubblico e i circoli ufficiali bulgari, che vedevano in ciò una minaccia contro la propria Nazione, o non g-ià un semplice rinforzo di truppa , richiesto dalla sistemazione interna e dai preparativi della Serbia, la quale però, secondo le parole di Re Alessandro, era disposta a sostenere lo stalli quo e a conservare l’amicizia della Turchia, a patto che in Macedonia non fosse apportato alcun cambiamento capace di aumentare ivi l’influenza bulgara. I giornali di Belgrado , a questo proposito , criticavano acerbamente la politica seguita dalla Russia nei Balcani; accu-savanla d'aver cessato di essere da lung-o tempo la tutrice degli Slavi e di non essere spinta da altro sentimento che da libidine di conquista. Dichiaravano in fine che la Serbia era pronta ad entrare in azione con trentamila uomini, nel caso che la Bulgaria fosse venuta a conflitto coi Turchi, e che essa avrebbe tentato un