— 592 — piegarsi ai bisogni d’una vita sociale che bandisce l'esclusivismo e le barbarie d’un assoluto predominio. La discussione fu lunga e concitata, perchè alcuni metteano avanti 1’ idea d’invocare la protezione dell’ Austria, e due soli propugnavano il concetto di invitare formalmente il Principe del Montenegro a scendere con le armi in appoggio degli Albanesi. Queste due proposte non trovarono eco. La votazione, invece, fu unanime, entusiastica, clamorosa quando fu proposto di chiedere 1’ appoggio e la protezione del Governo italiano. » In tempi più recenti sollecitazioni non dissimili sono state ripetute direttamente a Roma, in perfetta armonia con la politica inaugurata dallo stesso Skanderbeg e dai principali Dinasti albanesi, suoi parenti e vassalli, fin dal 1451, coi Trattati di Gaeta e di Castel di Torre Ottava, e che fu sempre mantenuta nei rapporti intimi con Ferdinando d’ Aragona, per essere poscia solennemente corroborata dall’ atto di ultima volontà del nostro immortale Eroe, il quale, in punto di morte, disse al figlio Giovanni: « Tu sei troppo giovane, nè mai potresti mantener il stato nostro, perchè l’auersario è troppo potente; però mi par di lasciarlo nella protettione della Signoria inclita di Venetia..... fino a che sarai pervenuto nell’età perfetta. » Una tale politica non venne mai smentita dagli Albanesi, ma fu sempre invece ratificata e confermata meglio, non solo per le secolari relazioni con la Repubblica serenissima e con i Re di Napoli e di Sicilia; ma in ispecial modo per le loro emigrazioni in massa nel territorio italiano, in epoche diverse; per le offerte dello scettro formalmente fatte a Carlo Emanuele di Savoja , ad Eugenio di Savoja e ad altri Principi italiani; per l’appoggio datole in ogni tempo dagl’ Italo-Albanesi, quali, per esempio, il P. Giorgio Guz-zetta, Angelo Masci , Giovanni Schirò, Francesco Crispi ; per la solenne proclamazione fattane, nel Congresso del 1878, da tutti i veri Capi e da tutti i legittimi rappresentanti della Nazione, e finalmente per la ricognizione spontanea che si riscontra nel Memorandum presentato al Sultano nel 1895 , che costò 1’ esilio a duecento Bey , come già si è detto , e per mezzo del quale , in ultima analisi , senza ipocrisie e senza artificiosi giri di parole, si chiedeva la fusione e 1’ autonomia amministrativa di tutte le provincie albanesi, con a capo un principe nazionale , o magari estero, e più specialmente italiano. Or questo ci richiama ad alcune idee che leggonsi nel Memorandum indirizzato a Lord Beaconsfield : « Nel ricostituirci, ivi é detto, i rappresentanti delle grandi potenze, eviteranno, al certo, l’errore di imporci un governo che non sia nazionale. Se tale misura, ma non senza inconvenienti, è stata adottata per la Romania e per la Grecia, popoli di più progredita civiltà, essa sarebbe incompatibile per la Nazione Albanese, in cui i costumi sono ancor rudi, difficilmente pieghevoli ed avversi sempre, anche all’appa-