— 121 — stilla, il nostro sangue ! » Ma, in nome di Dio, mi permetto di domandare, per quale patria volete voi spargere il prezioso vostro sangue ? Se all’ Italia le vostre nobili e infuocate parole si riferiscono, bene sta ; poiché gli Albanesi sentono vivissimo l’amore verso questa terra dell’ esilio, a cui vantaggio in ogni tempo sono stati prodighi di sacrifìci e di vite. Che se poi intendete alludere all’Albania, voi v’ingannate a partito; dacché gli Albanesi non siano affatto Montenegrini, come voi affermate; quantunque Danilo recasse sul capo il camilafion, la croce vescovile sul petto, la storica scimitarra al fianco, e come fulmine scendesse sul campo di battaglia a sbaragliare, ad atterrire e a percuotere il nemico. Egli è bene che, se non altro, sospettiate come i nemici del fiero Yladica non di rado abbiano potuto essere gli Albanesi, e che non sempre eg’li dalle sue incursioni nelle nostre terre sia ritornato vittorioso in mezzo al suo popolo, come vi piace d’ immaginare. Ma è ancor meglio che, rileggendo ciò che vi è sfuggito dalla penna, in un momento di giustificabile entusiasmo e di furor lirico, vi accorgiate dell’errore in cui siete caduto , dichiarando che gli Albanesi d’ Italia nutrono le stesse aspirazioni e gli stessi ideali dei Montenegrini, e che questi, a lor volta, altro non sognano che la grandezza della Patria albanese. Ben altro sognano, e non da ora, e ben ad altro aspirano i nostri valorosi vicini ! E i loro sogni e le loro aspirazioni non sono del tutto rimasti nel campo della pura idealità ; conciossiachè bramando essi avidamente lo squartamento della Nazione nostra, molti nostri fratelli con i loro averi a sé abbiano soggetti, e non breve tratto di territorio ci abbiano rapito, con città e porti di grandissima importanza ; e non contenti della preda , per altro assai combattuta, che loro consentì la civile Europa; ma durando fermi nella speranza d’ averne altra ancora e ancor più grassa, del che non fanno già alcun mistero, or aguzzino i denti ed il braccio fortifichino ai nostri danni. Ma io so per prova quanto grande sia l’amor vostro per la libertà della Patria e per la sua indipendenza , e so pure con quanta cura paziente e con quale nobile affetto vi siate da gran tempo dedicato allo studio della lingua , delle tradizioni e delle costumanze shkiptare in Italia; epperò mi figuro che il grande attaccamento che, al par di voi, tutti qui sentiamo per i riti religiosi orientali, retaggio venerabile degli Avi, e che, mezzo potentissimo di conservazione, sovra tutti ci ha giovato a mantenerci distinti in mezzo al popolo italiano ; abbia potuto farvi velo un istante e trarvi in inganno; dacché sia notorio come nel Montenegro si professi il rito orientale. Non dubito quindi che voi , appunto per siffatta ragione , non avreste nella massima buona fede sciolto il medesimo inno augurale, se la sposa fortunata del Principe fosse appartenuta ad altro popolo che, non già con tutti quelli della Madre-Patria, ma con molti fra gli Albanesi d’Italia, avesse avuto comuni le forme este- 16