— 520 — ciale dichiarante infondati i timori che la situazione della penisola balkanica potesse peggiorare in seguito alla guerra nello Estremo Osiente. «La guerra non può occupare la Russia in modo da dover trascurare g-li altri suoi interessi. La Russia, al contrario, sarà sempre forte abbastanza per realizzare l’opera di riforma intrapresa in Macedonia. Sono pure prive di fondamento le affermazioni di vari giornali che l’Austria-Ungheria approfitterà della guerra nell’ Estremo Oriente per indebolire 1’ accordo con la Russia ed agire per proprio. conto. Essa non ha intenzione di fare conquiste nei Balkani; essa vuole soltanto stabilirvi una maggiore prosperità, della quale anche i vicini possono profittare. L’ Austria-Ungheria si appoggia sul Trattato di Berlino, il quale dichiara che l’introduzione di riforme politiche in Macedonia è P espressione della volontà dell’ Europa. La missione assunta da 11’Austria-Ungheria, di concerto con la Russia, risponde a tale principio. Perciò, qualunque sia l’avvenire, è certo che i due imperi tratteranno d’accordo la questione d’Oriente. » Analogamente, il giorno 17, il conte Tisza dichiarava alla Delegazione ungherese che l’identità degli scopi cui miravano nei Balkani tanto l’Austria-Ungheria che la Russia , giustificavano la speranza che l’accordo austro-russo avrebbe potuto conservarsi, anche nel caso in cui il mantenimento dello statu quo dovesse diventare impossibile e i due governi dovessero, per ragioni indipendenti dalla loro volontà, esser costretti a prendere nuove decisioni. Anche l'imperatore Francesco Giuseppe, secondo la Neue Freie Presse, ail’ Arcivescovo cattolico di Sofia, monsignor Menini, il quale, in nome del Comitato bulgaro-macedone, lo assicurava che l’opera austro-russa non sarebbe stata più intralciata da ulteriori moti rivoluzionarii, espresse la speranza che le riforme sarebbero state applicate e la pace mantenuta. Rispetto all’Italia la Nevoje Vremja del venti marzo sentivasi autorizzata di affermare che fra il g-abinefto di Roma e quello di Vienna erano in corso delle trattative, per giungere ad un accordo simile a quello avvenuto nel 1897 fra la Russia e l’Austria, nel senso di soddisfare i cìrcoli politici italiani che, interessandosi vivamente delle sorti dell’ Albania, vorrebbero che alle truppe italiane fosse assicurato il diritto di occupar questa, nel caso in cui l’Austria dovesse procedere ad un’occupazione della Vecchia Serbia e di una parte della Macedonia. È superfluo accennare come questa fosse una insinuazione bella e buona, raccolta forse in buona fede, e certamente dovuta alla teudenziosità maligna di ohi non ha altra mira costante che quella di far nascere le diffidenze degli Albanesi contro l’Italia, come rilevarono tosto i fatti immediatamente posteriori. È vero che in occasione dell’incontro di S. M. il Re d’Italia e l’imperatore di Germania, avvenuto nel golfo di Napoli il giorno 27 marzo,' anche sui giornali italiani si disse, e giova credere che con