— 454 — precisamente ad uno stato di cose abbastanza complesso e contraddittorio da per sè, creato e voluto dalla Russia, la quale seppe far nascere, col Trattato di S. Stefano, delle ambizioni che, favorite dall’ elemento panslavista, non potè del tutto frenare in seguito , nè veder soddisfatte completemente coll’ annessione della Rumelia orientale al Principato, da essa fieramente combattuta ed avversata. Tutte queste ambizioni espansioniste, ad onta della politica vigile del gabinetto di Vienna, appunto per essere in grado di agire al coperto e senza alcuna apparente responsabilità di fronte all’Europa, essa, per mire interessate e per fini egoistici, non si astenne dal favorire di tempo in tempo, per mezzo di elementi balkanici di buona o di mala fede, i quali ben possono classificarsi in panslavisti, in nazionalisti, più o meno divergenti nei metodi, e in ribelli alla tirannia ottomana, che, a lor volta, si suddividono in russofili, in bulgarofili, in serbofili e in autonomisti , a seconda che il fine ultimo che ispira e determina la loro azione è quello di rendere possibile la realizzazione degli ideali di Pietro il Grande, o quelli che si coltivano nei singoli Stati balkanici indipendenti, per opera di quanti aspirano a sottrarre le loro patrie alle assorbenti e pericolose tendenze moscovite; ovvero quelli di tutti gli altri che, facendo loro prò, delle varie tendenze degli uni e degli altri, e le mire di tutti frustrando, sognano la costituzione di un nuovo staterello slavo, e ricevono incoraggiamenti ed aiuti, sempre dai panslavisti ed or dalia Russia ufficiale o dai suoi avversari e nemici, secondo che l’attuazione del loro programma immediato è ritenuta utile , o no, a quello secolare della Russia, di estendersi in tutta la penisola balkanica e d’avanzarsi fino a Costantinopoli, passando sui cadaveri dei piccoli stati da essa creati, e voluti piccoli appunto per poterli travolgere più facilmente nel suo passaggio, e duranti le more, per poterli senza difficoltà dominare moralmente. Promuovendo la questione balkanica , la Russia ha avuto sempre scopi assai più larghi e più vasti di quelli che d’ordinario le attribuiscono i micromani; ma non essendole riuscito nei Balkani il colpo preparato con la guerra contro la Turchia, essa non ha più tentato di risolverla direttamente ; perchè non lo potrebbe più, del resto, secondo le sue vedute, data l’opposizione dell’Austria e di tutta l’Europa , e perchè vuol dar tempo agli elementi slavi di pervadere, or lentamente, or violentemente, tutta quella regione e di spianarle, consapevoli o no, la via per l’avvenire. Questa politica temporeggiatrice le permise di trattare coll’ Austria, nella speranza che questa, come disse l’on. Bovio, debba disfarsi in orientandosi, e per altri fini che ora diremo e che, intraveduti sempre da chi non si è mai lasciato abbacinare dalle apparenze, han fatto ritenere 1’ insurrezione macedone un’ arma formidabile nelle sue mani, come fu varie volte ripetuto nella Camera inglese e da varii oratori appartenenti ad opposti partiti.