— 172 — zia europea, come si temeva a Costantinopoli; la Porta, ad ogni buon fine , si era munita di cannoni a tiro rapido , di cui una buona parte , insieme a quarantasette vagoni di fucili Mauser, venne spedita ad Adrianopoli, dove già si trovavano ammassate imponenti forze militari, come negli altri vilayets minacciati. Nè la ritennero da siffatti preparativi le dichiarazioni del conte di Muravieff airambasciatore turco a Pietroburgo, nè le assicurazioni che le venivano da Vienna , nel senso che dalla Russia, con la piena adesione della Francia e delPAustria-Ungheria , si era iniziata già T azione moderatrice sugli Stati balkanici, di fronte all’eventualità di un’ insurrezione macedone, che non era poi così imminente, come a torto giudicava il Tevips e , con lo Standard, quasi tutta la stampa inglese ; imperocché la Turchia avea motivi ben fondati per sospettare della politica doppia delle due Potenze a suo riguardo, anche se avesse voluto solo accontentarsi di quello che allora scrivevano gli organi più o meno ufficiosi dell’una e dell’altra, e di qualche altro fatto sintomatico, dal quale a chiare note desumeasi come mal si reggesse in quei giorni il decantato accordo del 1897. Di fatti, se la Navoie Vremìa, da un lato, disapprovava la condotta dei Comitati macedoni, dichiarando che le loro mene ed i loro sforzi erano del tutto inutili e nocivi, perchè nè la Russia, nè altra Potenza, erano disposte ad appoggiarli, o almeno ad incoraggiarli, e perchè la popolazione macedone, pacifica di natura, era conscia oramai degli effetti funesti che derivavano ai cristiani dalle inconsulte e parziali rivolte; dall’altro, le Novosti assicuravano che la Russia e l’Austria attendevano appunto l’opportunità che avrebbe potuto offrire una sollevazione , per risolvere d’ accordo il tormentoso problema balkanico. Nello stesso tempo, smentiti subito e con evidente malumore dalla stampa russa , i giornali austro-ungarici tendenziosamente davano per sicura la notizia che, in caso di torbidi, 1’ Austria era stata incaricata a ristabilire l’ordine nella Macedonia. Aggiungevansi a tutto questo le dicerie messe in giro da Vienna, secondo le quali il Principe Nicola, ad onta delle rimostranze russe, che lo tacciavano di deroga dalle norme politiche ispiratrici del Gabinetto di Pietroburgo , non si stancava di fare importanti preparativi militari; tanto da aver sospeso il suo viaggio a Costantinopoli, per la precarietà della situazione balkanica, e per essere in grado, secondo la stampa austriaca, di continuare nei suoi intrighi nella Dalmazia meridionale, che aveano determinato il richiamo di Rlionfeld governatore di essa, per non aver saputo prendere le necessarie misure di sorveglianza ; come pure gli armamenti della flotta russa nel Mar Nero, denunziati dalla Vossische Zeìtung; le dimostrazioni antiaustriache dei serbi ortodossi nella Bosnia e nell’Er-zegovina; la posizione abbastanza incerta della dinastia degli Obre-novich in Serbia, ed altri fatti che autorizzavano il timore di una