— 135 — sero rimasti mortificati quei buoni patrioti, anche per il sogghigno dei gesuiti presenti e per gli espressivi segni di compiacenza degli altri Arcivescovi e Vescovi, sudditi austriaci. Ma 1’ Abbate dei Mirditi, D. Primo Dochi , il quale , come si è detto , per la Patria ha combattuto , ha provata la prigionia e dodici anni di esilio, senza le metafore usate dal poco educato console , rispose tosto dicendo di meravigliarsi come un così alto funzionario, al quale doveva esser beu nota la istoria, potesse affermare cose tanto strane e contrarie alla verità; essendo notorio che gli Albanesi, in tutti i tempi, hanno mostrato vivissimo l’amore verso la Patria. « Circa la gratitudine , soggiunse egli , noi non abbiamo a chi mostrarla; perchè nessuno mai ha avuta per noi una disinteressata simpatia, e nessuno ci ha stesa la mano nell’infortunio. » Così adunque, in mezzo alla lotta dell’Inghilterra e dell’Austria contro la Russia, ed anche dell’Austria contro l’Italia, come pure per l’influenza malefica esercitata per conto proprio dalla Russia e dall’Austria sui popoli balkanici, ancora soggetti alla mezzaluna, o da poco risorti a libertà; ed in fine per le ambizioni espansio-niste di questi ultimi, solleticate e più o meno favorite e coltivate, con fini del tutto egoistici, dalla Russia, da una parte, e da altre potenze dall’altra; si è creata a poco a poco una fittizia Questione Macedone, che da vario tempo, ed ora più che mai, si svolge nel modo più sanguinoso, più terribile, più tragico. È vero pur troppo quanto scrisse il Roma, a’13 febbraio 1897, che le nazionalità oppresse dal Turco dovrebbero unirsi, per combattere il comune nemico, anzicchè dilaniarsi fra loro; poiché ciò non serve ad altro che a ribadire il giogo sul collo di ciascuna di esse ; ma un tale consiglio va dato principalmente a quanti vogliono distrutta la nazionalità albanese. Diciamo per tanto che se si vuole che gdi Albanesi non si prestino alle mire infami della Porta, che sono quelle di sostenersi aizzando gli uni contro gli altri i varii popoli, è necessario che nessuno attenti all’integrità del nostro territorio e alla nostra indipendenza nazionale. « Molti sono stupiti e scandalizzati, scriveva all 'Adriatico di Venezia il Canini, a’16 novembre 1885, nel vedere che i popoli di Oriente, che furono per secoli schiavi dei Turchi, e che dalle comuni sventure dovrebbero essere stati riavvicinati ed amicati, siano tra loro fieramente nemici. Quelli che sono riusciti in parte a ricuperare la loro indipendenza, invece di darsi la mano contro il nemico, l’antico sig’nore, per compiere l’emancipazione loro, si osteggiano e mostrano di odiarsi fra essi più che non odiino i Turchi. » L’illustre patriota, nel ricercare le origini di questo strano fatto, rilevava assai stranamente che le due più antiche razze della penisola balkanica sono la bulgara e l’albanese, ossia , per usare termini antichi, la traco-macedone e la pelasga, e che gli Elleni antichi ed i Greci loro successori , hanno avuto più da recente