— 315 — Giustamente da Costantinopoli scriveano allora alla Nazione Albanese: « Tutti si fanno meraviglia e si domandano come mai il solo Ambasciatore d’ Italia se ne stia in disparte.... Si sa da tutti come è uso di fare presso di noi: il Governo tira a lungo in fatto di cose che apportano il progresso e la civiltà all'impero; è incapace di prendere da sè qualunque iniziativa; però cede, per amore o per forza, quando quelle cose vengono imposte dalle Potenze e finisce sempre colPaccordare loro tutto quello che vogliono. È per questo che non si sa spiegare la indifferenza che, in mezzo al movimento generale, serba il rappresentante dell'Italia. Vedete un po’ che cosa hanno saputo fare gli Ambasciatori d’Inghilterra, di Germania e deH’Austria-Uugheria. Credete voi che il Sultano abbia acconsentito di sua buona volontà al viaggio intrapreso iu varie provincie dellTmpero dagli attachès militari presso le Ambasciate suddette ? futt’altro ! Il Sultano ha dovuto piegare di fronte alle insistenze e alle pressioni che gli venivano fatte al proposito. Nulla di preciso si sa intorno allo scopo di questo viaggio, 0 meglio, non si sa capire come esso sia stato intrapreso con la scusa di studiare i bisogni delle popolazioni di quei luoghi, mentre tali bisogni sono g'ià noti a tutti, così al Sultano personalmente, come al Governo. L’impressione destata, in sulle prime, da questo viag'gio nei nostri circoli politici e diplomatici, è stata grandissima; 1 commenti sono stati molti e svariati. Si ripeteva da tutti quello che qui da tutti si pensa; cioè che il Governo si mostra ostinato, ma facilmente cede, quando gli si fa pressione e quando nella pressione, rivestita delle forme diplomatiche, può scorgere una lontana minaccia. » Frattanto il Tagliati annunziava esser d’ imminente pubblicazione un iradè con cui il Sultano avrebbe promulgata una serie di riforme tributarie e politiche, che avrebbero segnata una nuova èra in Turchia. Ma gli attachès dovettero astenersi dal percorrere la maggior parte dell’Albania, limitandosi a visitare i vilayets di Uskyp e di Monastir, dietro consiglio del vali di Scutari, che si affrettò a far loro sapere come non fosse da ritenersi impossibile qualche spiacevole incidente, alla loro comparsa in regioni dove regnava un vivo fermento. In vero, ai primi di luglio, si disse che gli Albanesi avevano attaccata e saccheg’giata la città di Gilan, al sud di Prishtina, e ohe, per istigazione di ag'enti austriaci, avidi di far nascere conflitti fra cristiani e maomettani, alcuni montanari di Giani e di Pulti aveano contaminata, con sangue e con carne di maiale, la moschea del villaggio di Liepuròsh, proprio nel tempo in cui 1 Arcivescovo di Scutari trovavasi a Rhioli, per la cresima, e in cui il console austriaco, a sua volta, visitava quei dintorni, invece di recarsi a pescare nel lago di Castrati, come avea latto dire prima d’allontanarsi da Scutari, e mentre i Gesuiti, per quelle