GOLFO PERSICO Poca attenzione hanno generalmente portato la stampa ed il pubblico all’azione intrapresa dall’Inghilterra, con molta energia e con felice risultato, nel Golfo Persico. Lo sbarco di un forte contingente di truppe indiane a Fao — del che abbiamo detto nel precedente fascicolo — e più ancora le successive operazioni, a cui ora accenneremo, sono passate presso che inosservate nel tumultuoso avvicendarsi di più grandi avvenimenti guerreschi. Si tratta invece di un’ impresa della maggiore importanza, specie nei riguardi della Gran Bretagna: basti considerare che il possesso del territorio dello Sciat-el-Arab assicurerebbe a questa l’uso dei vasti giacimenti petroliferi — di recente acquistati dall’Ammiragliato inglese (per mezzo della « Anglo Persian Oil Cy ») entro il prossimo confine persiano — e che costituiranno un elemento essenziale alla vita della flotta, nella quale il combustibile liquido trova ogni giorno impiego più utile e più diffuso. Non solo, ma le forze anglo-indiane — che, risalendo i due fiumi storici della Mesopotamia, mirano a Bagdad, centro della ricca provincia — distruggono le tappe del mirabile programma di penetrazione tedesca, affermato con la costruzione delle grandi linee ferroviarie, e ne preparano alla Gran Bretagna la successione, con la conquista di quelle che già nell’antichità erano le vie commerciali tra l’Oriente e l’Occidente. Per questo, l’azione nel Golfo Persico — ove non mutino profondamente le condizioni nella guerra — è destinata a portare grandi conseguenze nell’avvenire. Dai particolari sullo svolgimento della prima fase della spedizione — dallo sbarco a Pao all’occupazione di Bassora — la stampa inglese ha tratto occasione per lodare ampiamente le operazioni compiute, in ispecie per quanto riguarda