I (a) Nel 1461 Giorgio Kastriota conchiuse con Maometto II un trattato di pace; « ma gli Ungheresi, i Veneziani c il papa (Pio II) se ne intimorirono, e non dubitarono che gl' infedeli avrebbero marciato contro di essi con numerose forze ; laonde il senato di Venezia e il papa gli spedirono ambasciatori per persuaderlo a sciogliere il trattato di pace con Maometto e ad entrare nella lega comune dei cristiani. Skanderbegh rispose che l’avrebbe mantenuto fermamente sinché il sultano fosse rimasto fedele alla sua parola, e avesse ordinato in prova della sua fede, che gli si fosse restituito tutto quello che i Turchi, in tempo di pace, avevano rapito ai suoi sudditi. Vedendo dunque gli eloquenti imbasciadori che non potevano nulla ricavare dt sè medesimi, ricorsero all arcivescovo di Duralo (Paolo d’Angelo, primogenito del conte Andrea d’Angelo, di casa imperiale, savio, prudente , eloquente e dottissimo) e !o pregarono di unire ancor egli le sue mediazioni alle loro, per rimuovere il principe dal suo pensiero. L’ arcivescovo parlò con si grande energia e zelo che potè togliergli ogni dubbio, e lo persuase a riprendere le armi contro la potenza ottomana.—(Storia di G. K. ecc., c. XVI, p. 178 e seg.) »'}