Hora poiché queste nostre genti non si dolessero di me che avendole messe di dentro di così nobile galea et ben ordinate et armate le lasciassi ancora senza cibo, quasi che io volessi ch’elle a guisa di nuovi camaleonti si nudrissero di celeste aura, è degno che d’incontro al viver di esse alcuna cosa ragioni. Dico dunque che si osservano diversi modi tra tutte le armate, perciochè le galee di Ponente usano di dare rare volte ai loro sforzati minestra et quelle pochissime che loro ne danno elle sono ordinariamente di riso. Quanto al pane lo compartono loro largamente in modo che non ne hanno disagio. E vero che in capo di otto o dieci giorni, quando eglino affaticati non sono, loro concedono una minestra di herbette la quale ha virtù di fare purgare loro i corpi, perciochè nei tempi che non si affaticano nel remeggiare non potendo fare esser-citio alcuno (essendo loro tolta la facoltà di partirsi dai loro banchi) avviene che essi non possono far la digestione che si conviene, onde nasce loro doglie molte volte et di ventre et di capo grandissime. Sogliono anco quando essi hanno sostenuta qualche grave fatica dar loro della carne et alcuna volta etiandio del vino, ma questo mal volentieri et quasi non mai per rispetto che essi non essendo avvezzi al vino s’imbriacano sconciamente. I soldati vivono a modo loro perciochè a quelli non si da se non il pane et la bevanda, il rimanente del vivere sono tenuti a comprarsi eglino delle loro paghe, le quali sono due ducati d’oro al mese per ciascuno d’essi. Onde costumano di procurarne in comune tre o quattro insieme comprando per uno et tal hora per due mesi quello che fa loro di bisogno. Gli sforzati delle galee di Levante rare volte hanno dalli loro capi minestra et l’ordinario loro è solo il pane il quale è anchor lor dato a misura et parcamente. Una parte delli huo-mini liberi vivono di quello che si comprano coi loro denari, traendone fuori il pane che essi medesimamente dalle galee pur hanno. [ 164]