Per incominciar adunque la fabbrica della mia galera a me piace che ella sia lunga 24 passa, alta cinque piedi (36) et larga quindici o poco più o poco meno (37). Il piano, cioè il fondo, sette et mezzo infino a otto. Et questa senza fallo è la più comune misura che usiamo alle nostre galere con la quale si può dar forma ad ogni più bello et comodo fusto (38) (tavv. XIV-XV-XVI). Vero è che con la istessa misura si può et meglio et peggio comporlo et ridurlo al suo termine secondo il giuditio et l’eccellenza del Maestro che lo fa, si come si vede parimente nella pittura. Perciocché molti artefici formeranno una medesima imagine con le medesime figure di teste, di linee et di proporzioni che si osservano in quell’altre, ma non perciò tutti la condurranno ad una ugual per-fettione. Di qui avviene che le galee ordinate dal Fausto avanzano di gran lunga tutte le altre che escono di giorno in giorno dal nostro Arsenale, l’essempio delle quali io voglio pigliare nel formare la mia galera per dare una generai perfettione di tutto il fusto (tav. XVII). Io non posso per avventura reccarvi miglior esempio innanzi che le galee di esso Fausto perchè sono così ben fabbricate che vengono con certa mirabil proportione a poco a poco mancando et restringendosi fino a terminare leggiadramente, di maniera che subbito all’occhio di chi le mira dimostrano la loro velocità et pare che fuggano et che all’ hora all’ hora da sè medesime siano per correre sulle onde, et questa sorte di galere noi tagliate chiamiamo. Nè veramente è huomo di si picciolo intelletto che non giudichi il Fausto in cotal ofiìtio essere un grande imitatore della natura et haver data quella forma alle sue galere che gli antichi scultori solevano dare alle imagini che intagliavano ne i loro marmi, i quali havendo a rappresentare il perfetto essempio di una giovine ignuda nè grassezza nè magrezza in lei dimostrar solevano ma vestendola dolcemente di carne le prestavano in tutte le membra una giusta et piacènte proportione et delicatezza non si accostando nè alla soverchia grandezza, nè a una sconcia piccolezza discendendo (39). Dico dunque 9 [65]