tersi in opera, et nel divisar una battaglia navale come si faceva allora, in un fatto d’arme terrestre. Usavano quegli (come a ciascun è noto) divider le loro genti da piedi in tre schiere la prima delle quali chiamavano astati, la seconda principi, la terza triari, l’ordine delle quali volevano che gli astati facessero il primo affronto stendendosi tutti dritti in una assai lunga fila et lontani l’uno dall’altro tanto che almeno vi si potesse entrare un huomo tra lo spatio di ciascun senza stringere et disordinare la detta fila. Dietro a questa havevano luoco i principi, anchora essi in una fila dritta et volevano che essi tanto lontani stessero nel detto ordine che essendo respinti Tastati questi tanto havessero d’intervallo che li potessero ricever agiatamente senza ponto disordinarsi et venissero poi a far di due una fila sola o battaglia che dire vogliamo. Formavano ultimamente i triarii dietro a ciascuna di queste due et volevano che havessero tra loro tanto di campo che essendo respinto l’una et l’altra di quelle essi li potessero ambedue nell’ordini loro comodamente ricevere et far di tutte tre un corpo o fila o battaglia, la quale veniva sempre più a rinfrescarsi et a farsi di numero maggiore. È vero che volendo eglino dimostrare alcuna cosa esser pervenuta ad estremo pericolo usavano di dire in proverbio che ella era pervenuta ai triarii. Questa loro ordinanza, secondo che a me pare, era molto giovevole et sicura, perciochè faceva di mestiero a chi voleva vincere una giornata compiutamente, d’haver tre volte favorevole la fortuna. Dico adonque che il medesimo modo si potrebbe, s’io non m’inganno, serbare anchora nelle battaglie di mare, havendosi così a combatter nel mare aperto, come in un canale di buona grandezza, dividendo le sue galee in tre schiere et dando a ciascuna di loro tanto spatio tra galea et galea che senza incomodo la prima schiera potesse ricever la seconda et la terza ambedue queste insieme (vedi tav. XXVIII). La qual cosa, s’io non erro, tornerebbe a grand’avvantaggio nel combattere ad un’Armata, perciochè quella parte di galere che ha- [ 259 ]