hebbe in animo di seguitarlo et opprimerlo se poteva. Ma la celerità, che le più volte suol essere la vittoria dei Capitani, fu ritardata da alcuni che lo disconfortavano di seguir tale impresa, non si avvedendo essi di quanto utile alla Repubblica Christiana poteva esser la presa, et morte di tal huomo. Et benché non rimanesse per queste dissuasioni il Canale di seguitar la grandezza delFanimo suo, la fortuna nondimeno la quale già con le contrarie opinioni di coloro che gli avevan levata di tale impresa la certa vittoria di mano, fece che egli si mosse tardi, di maniera che non potè giungere il detto Barbarossa, benché gli desse la caccia fino sotto le mura della Prevesa, perchè vedendo esso le nostre galere si diede a tutto potere in fuga. Misurate dunque, Mr. Alessandro, con la grandezza dell’utile che da ciò uscir poteva l’ingiuria che la fortuna gli fece et grandissima la troverete. Eccovi similmente Ciffut Sinam giudeo famosissimo a questi dì, la poca prudenza del quale l’aveva con 22 vele rinchiuso nel porto di Modone, ma la molta disavventura del Canale che quivi seguitato l’haveva mosse il Caddi di questa città a farlo da quella impresa rimanere per non essere cagione che la pace stata sì lungo tempo con questa Ill.ma Signoria (secondo che colui diceva) si rompesse. Il che fece la fortuna afine che quel corsale, a christiani dannoso, portasse le nimiche insegne (come egli fece) in Costantinopoli ad obbedienza del potente Signore. Nè deve parer picciola ingiuria quella che la fortuna gli mostrò in torgli la recuperatione delle due galere nostre le quali havendo prese insieme col capitano di quelle Deliusuf con insperata vittoria in Barbaria le conduceva, la qual recuperatione non seguì peraltro che per subito mancamento di pane essendo egli del continuo a i fianchi o non molto lontano dalle fuste nemiche. Nè crediate Magn. Mr. Alessandro mio, che Gianvali corsale di Natòlia havesse di due nostre galere (le quale egli prese dinanzi il [42]