da fuogo, ordinando al padrone che mettesse di notte più vicino che potesse a Corone uno di quei greci in terra et poi ritornare a dietro per 25 o 20 miglia mettesse un’altro di detti greci sopra uno scoglio o pietra talmente in fuori che acconciamente potesse vedere sino al luogo dove haveva lasciato il primo. Et retiratosi dopo anco per altre tanto spatio a dietro lasciasse il terzo greco in luogo che similmente potesse vedere il secondo et che lui fusse veduto dal quarto, che doveva poner a quella punta dell’isola che più nel mare dal lato di Levante si stende et potesse riconoscere il segno che fatto fosse. Al primo adonque fu imposto che quando egli vedesse che ’1 Doria mettesse il soccorso nella città, essendo di notte accendesse di sub-bito un fuoco et quando non gli succedesse di non poterla soccorrere ne accendesse doi et essendo di giorno gli stessi segni desse col fumo. Con li quali segni puotè il Canale, informarsi stando nel porto di Zante di quello che si faceva in Corone, distante più di 100 miglia da quell’isola et farne prima di ogni altro noi avvisati con grande nostra sodisfatione. Hora (disse il Cornaro) parendomi che assai habbiamo ciascuno di noi come in un vago giardino et dilettevole spatiato con molto piacere con diversi esempi di antichi et di moderni et è grand’hora che non si è potuto parlare del nostro Capitano vorrei (se non vi fusse a noia) che gli faceste conoscere il tempo convenevole di far elettione di attaccar la battaglia. Perciochè quantunque la professione sia più tosto di quest’habito (come ho anco detto) ch’indosso mi vedete che di corazza, parmi nondimeno che in questa parte deve esser molto bene avvertito il Capitano perchè nella guisa (com’è in proverbio) che non conviene una forma di scarpa a tutti i piedi così non conviene nell’ordine a tutti i luoghi, non a tutte le nationi nè a tutti i tempi. Perciochè anche leggiamo che Cesare et gli altri eccellentissimi capitani hanno tenuto varii et diversi modi nello appresentar le giornate. [ 314 ]