cacciano nel terreno di sorte che non si possono in alcun modo reggere, ovvero vi percuotono in tanta forza che vi si perdono del tutto. Perciò le genti che vi si trovano sopra, veggendosi in uno istesso tempo esser combattuti da nemici marittimi et anco spesso da quei di terra, (perciochè molte volte avviene che si combatte vicino a paesi de nemici onde occorre in un subito di molta gente alla marina et si sforza come meglio ella può di aiutare i suoi), pigliano per miglior et più sicuro partito di abbandonar i legni et, salendo in terra, correre più tosto il pericolo d’esser fatti prigionieri di nemici terrestri, che travagliarsi fra due, o d’esser uccisi o di affogar nel mare rompendosi i legni o stando sopra quegli. Il Capitano ha un altro simil vantaggio il quale è che essendo egli dal canto del mare o che quello sia in calma o ventoso urtando nel legno dei nimici di leggiero gli farà percuoter nel terreno et aspirerà agevolmente la vittoria. Queste adonque tre maniere di vantaggi prima che si vadi all’af-frontar il nemico gli daranno senza dubbio vinta la giornata. Potendosi anco in tai tempi schivare d’ire contra il sole, non sarebbe se non bene, togliendo esso il vedere quando de rimpetto se gli va per cagione del che malamente si può offendere l’inimico, benché ciò sia ancho riputato da me considerazione di poco caso, potendo esser che il mio Capitano non curasse adoperare la sua artigliaria nè similmente altre arme che offendano da lontano se non nel tempo che legno con legno ad hurtar si havesse; onde così propinquo poco o nullo vantaggio li potrà dare il sole. Appresso navigherà egli con la sua Armata, come fu detto favellando delle navigationi divise et ordinate, in tre schiere dando al-l’antiguardia un Capitano, alla retroguardia un altro et egli ponendosi per capo della battaglia. Nella quale vorrei che egli tenesse un assi-gnato numero di più galee, che non havessero le altre due schiere. Conciosiacosachè trovandosi esso capitano nella detta battaglia ra- [ 240 ]