— 65 — la Francia (1860) gli altri Stati seguirono l’esempio ed il libero scambio predominò. L’Italia, che da poco aveva raggiunto l’unificazione, seguì l’esempio con Cavour. Ma si trattò di un periodo breve e presto riapparve il protezionismo! Sebbene gli Stati Uniti fossero, rimasti estranei al movimento liberista le tariffe doganali erano piuttosto modiche. Ma con la giustificazione di proteggere l’industria nascente, vennero aumentate ed in seguito alla guerra di secessione (1866) per risanare l’affievoli-mento finanziario causato dalle spese di guerra apportarono un successivo aumento nelle tariffe. Restaurate, anzi impinguate, le casse dello Stato, la politica protezionista nord-ainericana, cercò giustificazioni su nuovi argomenti, quale ad es. la necessità di garantire un alto salario alle proprie maestranze ed impedire il livellamento con la mano-d’opera europea più a buon mercato. Di fatto, gli Stati Uniti non sono mai stati libero-scambisti, nè si delinea qualche tendenza che faccia supporre che in seguito lo diventeranno! Ma la vera reazione protezionista fu provocata dalla Germania la quale assieme all’Austria iniziò una politica protettiva spinta all’eccesso (1879). In seguito, coll’intento di affievolire la produzione dei paesi concorrenti e specialmente dell’Inghilterra liberista, ed anche per rendere impossibile l’autonomia economica dei paesi più poveri, come l’Italia, verso il 1897, con inaudita energia, la Germania applica il dumping (cioè vendendo con perdita una parte del prodotto delle industrie e precisamente quella destinata alla esportazione). Ma già l’Italia per agevolare la nascente industria Cozzo. — Trattato ili economia.