greci, per rispetto che essendo essi poveri et trascurati, ne vanno quasi tutte le stagioni dell’anno discalzi et ignudi, et vorrei che i loro drappi fossero l’estate di buone tele et il verno di schiavine (3) et di grisi molto perfetti, i quali però non venissero loro donati ma venduti, nè avesse alcuno la noia di pagare se non finito il viaggio, la qual cosa recarebbe lor comodo et a noi, come ho detto, o a quel signore che questo ordine serbasse, utile. Haverei ancora da toccare molti altri ricordi non poco necessari intorno alle ciurme, li quali lascierò da parte o gli serverò ad altro tempo, perciochè venendo si fatti huomini a servir volontariamente et non astretti da forza, il nostro capitano non ha sopra di essi piena podestà, et l’obbedire et il non obbedire sarebbe egualmente in arbitrio loro. Io verrò, hora a quella altra qualità di persone le quali poiché si veggono a un cotal modo regolatrici et maestre del movimento che danno i galeotti alla galera, potrassi dire, propriamente parlando che elle a punto lor siano quale a gli effetti dell’animo à la ragione. Questi da naviganti sono detti huomini da comando et da noi altri con più polito vocabulo marinari chiamati. Nè giudico cosa di molta importanza che più d’una che d’altra natione si prendano, perciochè ho conosciuto per longa prova che così de’ nostri venetiani, come de greci, de schiavoni, de corsi et de genovesi molti a tal offitio riescano eccellenti che habbiano maggior contezza et più piena esperienza dell’arte marinaresca, la quale vorrei che accompagnata fosse dalla bontà et dalla prudenza et senza, niuno ne apprezzarci. Tra questi entreranno quelli huomini che noi compagni et i Ponentini nocchieri sogliono addimandare. Nel numero dei quali parmi che per noi si pecchi molto, perchè nostro costume è di non ricever più che otto, et questi ai molti bisogni della galera non bastano. Onde io direi che in ciò seguitassimo l’usanza dei ponentini et dei turchi, i quali (come in qualche parte più cauti et più avveduti di noi) non ne [117]