è chiarissimo che non si può combattere contro il Cielo. Nè fece (per tacer di altri essempi) punto minore il nome del nostro Bartolomeo d’Alviano Tessere egli stato quasi nella maggior parte delle sue imprese infelice. Laonde acciochè i miei cittadini veggano tutte o la maggior parte di quelle conditioni che possano rendere il Capitano delle nostre armate vittorioso et honorato, descriverò in questo terzo libro chi dal Contarmi a quei tre nostri Ecc.mi Senatori fu preposto. Dirò dunque che, venuto il seguente giorno, havendo il Contarmi assai buona pezza discorso intorno a quello che ragionar doveva come in materia difficile et da pochi pienamente intesa, se ne andò alquanto più per tempo che i giorni in anzi fatto non havea a casa del Cappello, dove trovando che li altri due prima di lui s’eran ridotti tratti dal desiderio di udirlo poiché altro che ’1 suo ragionamento non s’aspettava, egli senza tramettere punto di tempo incominciò: Signori, molte sono le parti che appartengono a un Generale Capitano delle quali io v’andrò scegliendo le principali et le più importanti; tenendo nel mio ragionar quell’ordine che più mi parrà conveniente. S’io dico che la prima sia l’haver cognitione dell’arte della guerra io stimo che alcuni di voi giudicherà che io favelli di cosa aptissima, perciochè levando le fondamente non può ha ver luogo alcun edifitio, et il fondamento di qualunque arte et facultà è il saper. Ma volesse Iddio che tutti quelli che hanno a comandar ad eserciti et condurre Armata sapessero bastevolmente quale è apponto Poffitio loro, che non ne seguirebbono così spesso rovine di città, et provincie. È adunque da elegger sempre huomo lungamente prattico et experi-mentato nei maneggi dell’arme, perchè dalla prattica et esperienza deriva il sapere. Et appresso è di mestiero che esso sempre anteponga il debito et l’honore a ogni altro rispetto particolare et sia sopra tutto lontano dall’avaritia, la quale a guisa di peste può infettare et estinguer ogni altra bella et lodevole conditione che in lui si trovasse. Nè altra cagione fece che Francesco Re di Francia ebbe quella grande et me- [ i8z]