J tini, che dall’antichi erano detti veloci, et le saettie (che hanno si fatto nome alcuni presti navilioti che si fanno più che altrove nell’isola di Candia) per esser, di più fianco et più grosse sono etiandio più tarde della fregata. È vero che io vorrei che elle fossero fatte della forma che io gli ho veduti in Ponente et non come noi le facciamo, le quali sono di picciol fondo nè vogano più di 16 o 18 remi et sono nella prora et nella poppa ristrette (o tagliate, come si dice), et sollevate dritte quasi come si veggono in questi canali essere le nostre gondole, le quali due parti le fanno sì di vela, come di remo migliori, di tutti l’altri legni, et perchè da questi, come s’è detto, ha d’attendere il Capitano poco meno che la somma di ogni suo utile et avvantaggio, che in vero le spie, nomar si possono accostandosi in ciò ai Persiani, li occhi del Principe et del Capitano. Però deve egli avvertire nell’ar-mare delle dette fregate a tutte queste qualità che gli paiono esser d’importanza et li possono apportare el fine che esso desidera. Tra le quali si deve haver molta consideratione alla sorte delle persone che a reggerle sia per padroni che per galeotti. Perchè l’uni et l’aitri vogliono haver alcune particolari conditioni dalle quali assai agevolmente molte volte può nascere la salvezza, l’honor et la vittoria in tutto di un’Armata. Richiedesi adonque sopra ogn’altra cosa che questi padroni siano fedeli et poi buoni marinari et animosi per porsi a qualsivoglia pericolo et etiando ingegnosi et molto sagaci. Appresso loderei che intendessero non pur la lingua italiana, ma la greca et la schiava et turca parimente, et infine che fussero valenti notatori. I galeotti vorrei che essi fussero anzi di picciola che di grande statura, nè carnosi et corpulenti ma nervosi et asciutti, chè tal complessione gli rende forti et di gran vigore, appresso che nel nuotare niun gli l’avanzasse et fossero di natione italiana, di greca, di schiava et di turca o vero che tra tutti loro questi quattro linguaggi venissero perfettamente intesi. Acciochè nel torre lingua (39), come noi diciamo, con qualunque navilio o in ciascun paese delle dette [27i ]