nel mezzo della corsia. Le quali tutte cose sono cagione della differenza che io dico. Hora veniamo a quelle che dipendano dalle malattie degli sforzati et gli rendano di gran longa più sani che i volontarii non sono. La qual sanità per comune opinione viene dall’esser tutti quelli per la maggior parte schiavi de Capitani delle lor galee, i quali per Futile che ne hanno ne prendono cura et gli governano in guisa che se fratelli o figli loro fossero, perciochè come fanno i buoni medici doppo le fatiche et i sudori impongono che i marinari o vero che essi stessi l’uno all’altro scambievolmente si freghino con un drappo di lino tutti gli humori et, poi che sono rivestiti, non lasciano che per buono spatio, ciò è per insino che hanno riposato a bastanza, si diano al bere o altro disordine commettano, indi fanno recar loro il consueto mangiare (che per ordinario è il riso) et a quelli che si sono ottimamente affaticati danno a bere vino con bona et larga misura et di buona sorte, et carni etiandio in sì fatti tempi costumano dar loro in molta copia. Oltre a ciò non potendo come i volontari andar tutto dì per ogni terra et conseguentemente nè alle taverne nè a chiassi (due effetti che indeboliscono et ammorbano gli huomini) è cosa che sopra modo conserva la loro sanità. Non possono somigliantemente, come riscaldati sono, col vernicale in capo et barili di sotto il braccio gettarsi in mare un mezzo miglio e più lontano da terra et andarsene poi così caldi dentro alcun fiume o fonte a attinger nell’acque dolci per cagione di bere (come sovente veggiamo fare ai nostri) il che, come io dissi, è cagione che molti rimangono alterati, molti infermano et molti anco moiono. Prendasi l’essempio di Alessandro Magno il quale perchè riscaldato si lavò in certo fiume fu vicino a terminar i suoi giorni. Da questo adonque procedono nelle galere volontarie di molte infirmità si come pettecchie, quello che noi diciamo mazzucco et mille altre sorti di mali contagiosi che di leggeri d’un ad un altro si appigliano et di febbri pestilenziali parimente, le quali le più volte [ 160]