presero il nome dalle cose che portavano, et Cicerone istesso (come mi pare haver udito) nomina nave da paglia quel legno col quale si conduceva la paglia et in Venetia ancora s’usa poiché diciamo noi burchio da legna, da vino, da acqua et da pietre. Altre dall’offitio come navi belliche et da mercantia quelle che portavano li cavalli, le quali oggidì dai turchi palandarie sono dette. Alcune per la celerità si dissero celeri, che noi bergantini per altra cagione dimandiamo, alcune dal primo grado et honore che tengono tra le altre, altre dal luogo et dall’inventore si dimandorno pretorie et generali, turrite, rostrate, italiane o spagnole, o del Fausto o di altro nome. Alcune altre poi furono chiamate dal numero et ordine dei remi come ora si dirà. Preso adunque il primo essempio della nave (si come si deve credere) dall’arca dell’antico Noè doppo molto tempo Giasone trovò la galea la quale lunga nave, fu detta, mentre che gli eritrei diedero l’essempio di far la bireme, che fu poi accresciuta di un remo da un certo Aminocle (21) et chiamata trireme, et da’ cartaginesi d’un altro nominandola quadrireme, et poi da Romani aggiontovi il quinto remo (essendo l’inventore un Negitone salamino) quinquireme fu detta ; la forma della quale è stata dal nostro Fausto rinnovata. Et benché queste galere fossero vascelli a bastanza grandi parve ad alcuni di fabricarne de’ maggiori per il che Senagora Siracusano ne fabbricò una di sei remi per ordine, di 12 Alessandro Magno, di 15 Tolomeo Sotero, di 30 Demetrio figlio di Antigono, di 40 Tolomeo Filadelfo et di 50 quell’altrò Tolomeo chiamato Trifone. Qui, disse il Canale, avrei caro di intendere di dove hanno cavato i moderni questo nome di galea. Si potrebbe credere (rispose il Contarmi) dalla gabbia, la quale ha una certa conformità con la celata che galera (come sapete meglio di me) da’ latini è detta. Pure poiché l’istessa gabbia (ancora che sia in gran parte dissimile) è comune anche alle navi, confesso di non saperlo. [58]