duno. Nè sarebbe senza profitto del capitano che egli ottenesse che nel principio del viaggio a ciascuno o soldato o marinaio fosse data quella sorte o quantità d’armi, (il che mi ricordo aver fatto più volte) ch’egli seco non havesse. Le quali era mio pensiero di far che essi tenessero ben in punto et polite et che poi nel ritorno fossero pagate de loro avanzi in modo che elle di costoro rimanessero. Le armi che io giudicai convenevoli per guarnir le mie genti (non mi facendo lontano nell’armare da quell’ordine che io tenni nel disporre) furono tali. Perciochè a quei 15 che io posi alla guardia della prora io diedi la corazza et parimente la celata et la rotella et hebbi caro quanto più si puote che essi havessero in braccio le maniche di maglia. Ma per offesa poi la spada, istrumento delle vittorie, volli che in mano tenesse ciascuno et nel secondo luogo l’archibugio al-P italiano et al greco Parco mi avisai che richiedessero. Et di questi italiani ne scelsi doi che adoperassero sopra alle sbarre una tromba di fuoco per uno; nè mi spiacque di consentire già mai che nel maneggiar il greco Parco et l’italiano l’archibugio si levasse alcun di loro dal braccio et dalla schiena la rotella o la spada dal fianco, anzi imposi loro espressamente et provvidi con ogni sollecitudine che mai da parte non le lasciassero. Considerando tra me che si come in un corpo molte membra servono a diversi bisogni et ciascuno è necessario, così a questi le diverse armi a varie occasioni richiedevano et che le ultime, sopravvenendo alcun caso, erano non meno necessarie che le prime. Perciochè nella battaglia ristretta là dove gli archi et archibugi diventano inutili et in cui è mestiero che essi, seguendo la vittoria, saltino nei legni de nimici o che i nimici entrino nei nostri, come poco di sopra dissi delle picche che quanto all’hora importa che in un momento habbino rimbracciata la rotella et impugnata la spada. Di sotto a quelli (poiché il loro loco è, come sapete, sopra le garide) ho voluto che il capo de bombardieri et l’aiutante che sono posti al maneggio di quei pezzi d’artigliaria che ivi stanno, siano sempre [126]