vedere che il carico non sia tale che tutta la centena entri sotto l’acqua, perciocché all’ hora essendo la stiva di soverchio la galera strascina-rebbe una gran parte dei suoi morti pel mare. Così facendosi essa sempre nel suo essere dimorerà nell’andar a remo, perchè adoperandosi la vela, per levar quel peso di sottocoperta dove essa vela giaceva, ella pure alquanto si isconcia, (benché non sia cosa di momento) ma riposta al suo luogo la vela, subito ritorna nella sua bontà. Et questo basti quanto alla stiva. Hora vengo alla spalmatura la quale in quanto alla velocità della galera una seconda stiva si può dire. Tutte le galere ordinariamente si sogliono spalmare una volta l’anno; il che si suol fare quasi sempre al fine di Marzo, perchè all’hora è costume che i legni incomincino a navigare et si danno ai travagli del mare. Nella qual spalmatura si suol mettere libbre iioo et anco 1200 di sevo netto et questa con alcuni piccioli aiuti che poco appresso diremo si conserva fino all’Agosto, nel qual tempo da poi con trecento in 400 libbre di sevo nuovo se ne fà un’altra (che da noi si è chiamata voltatura) la quale è tale nell’effetto perciocché col fuoco si rivolge il primo sevo et poi vi si aggionge la quantità da me detta onde venisse haver quasi poste mille et più libre di buono, perchè in tal voltatura quello che era di prima guasto nuovamente buono ne diviene. Oltre ciò si costuma fra tutto l’anno di voltarsi tre o quattro volte quattro o cinque maggieri (62) per volta, in ciascuna delle quali volta ture si pone 200 libbre di sevo. (Maggero è detto la larghezza del rovere che è da commissura a commissura, la qual forma tutto il corpo o diciamo vivo della galera); ma come ciò tante volte si faccia, spalmatura si addimanda propriamente la prima, nè altra differenza è tra le altre Nationi et la nostra se non che noi usiamo di far le nostre spalmature di sevi il più che si può bianchissimi et suolsi anche spalmare alle nostre galere tutto il tagliamare (che è quella parte che è di sotto allo sprone) et il suo nome dall’effetto che egli fa. Ma quei di Ponente et i turchi fanno per il contrario [ 9° 1