Questo rettangolo applicato sullo scafo al quale era assicurato da 25 baccalari per lato era destinato a sostenere il morto della galera e si chiamava telaro. (51) I baccalari erano delle specie di mensole destinate a sorreggere le due posticcie ed a farne un solo corpo col vivo della galera. Erano 25 per lato. Per rendere il sistema più rigido i baccalari erano oltre che inchiodati alla coperta della galera anche collegati insieme da lungherine che si inchiodavano su di essi e che correvano longitudinalmente per tutta la lunghezza della posticcia. (52) Cucina. (5 3) Non deve recare troppa meraviglia il pensare che un sol uomo potesse maneggiare un remo di 32 piedi (m. 11 scarsi) giacché secondo quanto ha calcolato il Contrammiraglio L. Fincati esso non veniva a pesare più di 60 Kg. Occorre poi notare che il remo che posava in equilibrio sulla posticcia aveva una leggera preponderanza dal lato della pala e così il vogatore non aveva bisogno di esercitare che un piccolo sforzo per alzare la pala dall’acqua. (54) Le galere veneziane avevano in quell’epoca un albero solo al terzo prodiero dello scafo. Esso era lungo circa 60 piedi (circa 21 metri) e la sua antenna il doppio circa, che corrisponde appunto quasi alla lunghezza della galera. Più tardi le galere vennero dotate di un secondo ed anche di un terzo albero. (55) Gabbia era chiamata quella specie di gerla che le galere portavano quasi in testa d’albero dove stavano le vedette in navigazione. (56) Termine dialettale che significa anelli. (57) Ossia di sei mila libbre, che corrispondono a chilogrammi 2865, essendo la libbra grossa veneziana di Kg. 0,4775. (5 8) Palmetta era chiamata l’estrema prora della galera esternamente al giogo prodriero. (59) L’episodio citato è avvenuto nella battaglia di Prevesa il 28 settembre 1538 alla galera pontificia comandata dall’Abate di Bibbiena. (60) L’armamento di artiglierie della galera proposto dall’Autore era dunque così costituito : 1 colubrina da 50; 2 sagri da 12; 4 falconetti da 3 ; 7 bombardelle di ferro; 8 moschetti da 1. Non risulta però che le bombardelle venissero adottate dalla Repubblica. Esse tiravano delle scaglie di pietra a distanza minima e non venivano usate che quando la galera combatteva affiancata ad altra nemica. In una ricevuta del sopracomito Zuane Balbi in data 5 aprile 1556 conservata dall’Archivio di Stato di Venezia risulta che egli ebbe in consegna dall’Arsenale le seguenti armi: 1 cannone da 50 di libbre 4929; 2 aspidi da 12 rispettivamente di libbre 1143 e 1092; [ 102 ]