gira i pericoli che sogliono perciò avvenire, sarà più grato a suoi et riputato da tutti più animoso che non sarebbe molto parlando et promettendo (come si dice) i mari e i monti. Solevano essere i greci gran parlatori ma i Romani operatori onde nacque il proverbio che quelli con le labbra et questi col petto faticavano. Sia adonque il mio Capitano lontanissimo da sì fatto vitio. Quivi traponendosi il Cappello et gli altri due, lodarono molto il Contarmi et dissero che queste parti erano tanto necessarie a buon Capitano che levandogliene una gli si levava la maggior parte d’ogni sua gloria. Et egli seguitando disse: Eccoci, Signori miei, quell’altra compagna senza la quale per avventura le altre virtù morte o addormentate rimarrebbono, la quale è l’astutia, legitima et principal figliola della guerra, et che forsi più che altra parte fece Annibaie XV, Iet più anni vincitore degli eserciti italiani et dalla quale (ardisco di dir) più che dalla forza delle armate et dal numero dei soldati et più etiando che dalla buona fortuna deriva la cagione delle vittorie. Ma lasciando io la ragione così bella et afìicace parte la qual malagevolmente si può altrui mostrare, perciocché ella con l’occasione quasi sempre nasce da un parto, mi sforzerò di farvene alcun ritratto con l’essempio degli antichi et di moderni Capitani alle astutie usati da quelli alcuni dei nostri comparando. Cominciando dunque da Lacedemoni dico che bellissima astutia fu quella che usarono alcuni loro Capitani (dei qual hora non mi ricordo il nome) li quali havendo deliberato di andar alla volta di Sa-ragusa et temendo grandemente l’Armata de Cartaginesi, che in quei mari si ritrovava, comandorno che certe navi che havevano da loro nimici prese, come vincitrici fossero mandate avanti et alli lati di quelle fossero legate le loro, et avvenne che da questa apparenza essendo ingannati i cartaginesi, tutti i legni dei Lacedemoni hebbero spedito et sicuro cammino. [ 291 1