che la perfetta galera deve essere appunto simile a una giovine leggiadra la quale in tutti i suoi gesti dimostri prontezza et vivacità et sia tutta snella, ma non però che non tenga una parte di convenevole gravità perchè non vorrei che ciò di soverchio ricercandosi si trapassasse a quelli estremi che parimente si vedono in alcune di quelle picciole barchette che sogliono usare i nostri giovani per questi canali perciochè nelle galere la comodità deve esser sempre alla bellezza anteposta (tav. XVIII). Quivi avendo il Contarmi fatto alquanto punto sorridendo seguitò: Certo in questo luogo io non so quello che mi si debba dire dell’antichità, la quale essendo in tutte le cose degna di riverenza et di essere imitata, nè questa non mi pare che ella habbi molte parti nelle quali imitar la dobbiamo. Se però è vero che gli antichi usassero quelle forme di galera et di navi le quali alcuni che disegnano l’hanno affermato haver raccolte in Roma da gli antichi marmi, è vero che a cotali forme che si veggono (posto che elle sieno antichissime) non si deve dare così interamente fede, perciocché fu sempre costume di scultori et di pittori di aggiongiere da sè medesimi et fingere alcuna cosa per rendere in tal guisa più mirabile la loro opera a riguardanti. Ma io da un altro argomento sono quasi indotto a credere che i loro fusti non fussero di quella perfettione che sono i nostri d’oggidì. Il qual argomento cavo dal gran numero di galere che a quel tempo per ogni picciol disturbo et contrarietà o di venti o di mare perir solevano, perciò che io leggo che i Romani nella guerra che essi ebbero coi Cartaginesi fecero perdita di 700 quinquiremi et i Cartaginesi di 500, et pure non havevano l’uso delle artiglierie et di altri istromenti bellici che noi usiamo, oltre che a quei tempi conducevano a fine una galera con tanta prestezza che nella prima guerra cartaginese Duillio capitano designato dalla Repubblica contro Hierone siracusano fece fare in 45 giorni un’armata di 200 galere con le quali navigò al-l’impresa 50 giorni doppo che i legni (con i quali si fabbricò detta [66] \