MAGGIO 117 folle adorino San Domenico il vero salvatore delle genti di Cocullo. Il Santuario eretto in onore di San Domenico sorge sui ruderi rocciosi di una antica Chiesa medioevale ed è un’opera veramente artistica dei fratelli Giovanni e Bernardino Feneziani. Una settimana prima della Festa tutti gli uomini, giovani e vecchi di Cocullo, si danno ad una pazza caccia alle serpi nella Selva e nelle sterpaie di Monte Luparo. Vengono racchiusi nei sacchetti di tela e gelosamente custoditi. Si sa anche che ogni anno San Domenico fa delle grazie : quindi nel giorno della festa è un accorrere di storpi, di malati, di ciechi, tutto un mondo infelice che suscita compianto e pietà, che si gettano in terra urlando, al passaggio del Santo « Grazia! Grazia! ». Spettacolo tremendamente triste e doloroso, ma che rivela la grandiosa suggestione e la potenza meravigliosa di Fede delle popolazioni abruzzesi. La Processione dei Serpari, che procede e segue la Statua di San Domenico (ogni uomo o ragazzo porta una ventina di serpi vive intorno al collo, nelle braccia, sulle spalle), è degna della penna di un grande pittore folkloristico, perchè certamente non vi è al mondo una simile Sagra, come quella di Cocullo, che all’orrore, al disgusto nel vedere tanti viscidi rettili, distendersi, con la minacciosa e paurosa lingua biforcuta verso gli spettatori, si accoppia un sentimento di pura fede, e una mistica e suggestiva credenza popolare, piena di semplicità e di purezza primitiva.