le navi a vela di cercare di guadagnare al vento per attaccare di rovescio la formazione nemica. Ma Barbarossa seppe prevenire la manovra favorito anche dalla calma sopravvenuta che lasciò isolate le navi e si disponeva in posizione sempre più favorevole tanto che Andrea Doria non si decideva ad impegnarsi a fondo. Il Cappello irritato della esitazione del Doria montato su una fregata per eccitare i suoi a combattere con valore si accostò alla poppa della Capitana del Doria (io) gridando: “ andiamo, Signore, ad urtare “ i nemici che fuggono, il tempo, l’occasione e le voci dei soldati ne “ invitano. La vittoria è nostra. Sarò il primo ad investire, nè altro “ aspetto che l’ordine di incominciare la pugna ”. Infine Andrea Doria diede il segnale dell’attacco mentre il nemico era schierato a brevissima distanza dalla costa ed egli sperava nel cuor suo che i turchi vedendo l’avanzata cristiana si sarebbero gettati in costa abbandonando le navi e che in tal modo egli avrebbe potuto ottenere una grande vittoria senza troppo compromettere le navi di sua proprietà. Ma la previsione dell’astuto Capitano Generale non si avverò ed i turchi si lanciarono vigorosamente all’attacco. Due navi veneziane del gruppo di Antonio Doria perirono incendiate e così pure altre due spagnole, una galera veneziana ed una pontificia dell’Abate di Bibbiena furono prese dal nemico. Sopraggiunta la notte il combattimento cessò senza risultato alcuno e la flotta alleata diresse per far ritorno a Corfù. Barbarossa inseguì gli alleati ad una prudente distanza e si ancorò a Paxo quasi sfidandoli a riprendere la battaglia. Visto però che il Doria non pensava a riprendere il mare, il 7 ottobre ritornò colle sue navi a Prevesa. Riunitasi la consulta a Corfù, il Cappello insistè perchè gli alleati non si separassero e perchè malgrado la stagione avanzata la flotta si recasse in Arcipelago. Il Doria propose invece che si muo- [18]