10 sui fini, e spesso anche sui mezzi- Ma l’accordo diventa dif' ficde a mantenersi se, ogni volta che uno arrischia una os-servazione alquanto in profondo, subito desta un nuvolo di sospetti anche nei meglio intenzionati. Io poi a questo proposito delle feste regionali mi do-mando un’altra cosa. Perchè gli usi paesani non dovrebbero mai arricchirsi? Quando altra volta ebbi a esprimere le idee che oggi le ho riassunte (quelle per le quali le è arrivata la fama che io sia ferocemente antifolklorista), alcune eccel' lenti, intelligenti, benintenzionatissime persone si sono moU to scandalizzate, mi hanno accusato di attentare ai cari e semplici costumi paesani, e traverso quelli alla esemplare onestà e purezza dei buoni campagnoli che cantano sull’aia disertando l’immorale cinema, O perchè? E’ molto bello che cantino sull’aia le canzoni della loro regione, ed è molto beU lo che vadano al cinema, che oggi è lo spettacolo popolare per eccellenza. Anche andare al cinema diventa uria tradu Z^one. La tradizione non è mica una cosa morta, un pezzo di museo, paesano o cittadino che sia; è una cosa viva, cioè che si muove, si nutre, decade in certe parti e in altre si rinnova, lo ho gran sospetto dei troppo zelanti « salvatori » della tradizione, perchè ciò che è vivo si salva da sè, e c’è caso che lo zelante salvi ciò che è morto. E qui divento se-vero e intollerante io, e non mi stanco dal ripetere che tutto ciò che decade ha ragione di decadere, decade perchè è morto e i cadaveri non risuscitano, nè degli uomini, nè delle cose, nè dei costumi. E tutto ciò che è decaduto, è immorale ripristinarlo. La tradizione è la sostanza stessa deU la stona, e non ha bisogno di soccorritori. Ed ora davvero, caro Trojani, siamo ben lontani dal suo libro, che è molto fresco e piacevole, e forma una interes'