SETTEMBRE 345 Da mille petti si innalzeranno le canzoni familiari, quelle che accompagnano a cadenza i lavori dei campi cd il ritmo del remo; quelli che popolano la solitudine maestosa degli alti monti e richiamano e confortano gli ai menti; quelli che rendono più liete le festività, le cerimonie di riposo. E questi canti si leveranno isolati e si moltiplicheranno nei cori. Ogni dialetto mostrerà le sue bravure, affermerà le sue cadenze speciali, i suoi accenti. Vi saranno canzoni costruite a strofe ed a ritornelli, che sono per lo più canzoni di amore: e vi saranno anche canti e domande e a risposte fra uomini e donne — l’interessante duetto a coro dei contadini abruzzesi intenti nell’opera della Smar* roccature — lunghe nenie dolorose, che raccontano le vicende degli amori infelici, canti di esaltazione della vendemmia, della trebbiatura e canti che raggiungono addirittura un’epica maestà, come l’inno Sardo. Ed anche fra gli strumenti vi è una varietà grande; la Regione napoletana interviene con tutti i suoi caratteristici strumenti piedigrotteschi, ma le altre, oltre i plettri, le mandole, le nacchere, le fisarmoniche, i tamburelli, esibiranno strumenti tipici quali la cornamusa di Caltanisetta; il friscaletta di Catania ed il sonetto di Sassari. Su questa musica cadenzata, con l’incitamento delle voci e dei battimani, si intrecceranno le danze rusticane. Si potrà assistere a moltissime varietà di tarantelle, che tutte, più o meno, con poche varianti figurazioni o di ritmo, imitano la celebre tarantella di Chieti, detta SavitareU la la tarantella cosentina, la tarantella siciliana, danzata dai catanesi, e quella più veloce dei palermitani, detta la fasola. Ma il turista potrà assistere anche altre danze tipiche come la Controdanza siciliana, il Chiodoè di Agrigento, il