la gemma delle sculture veneziane del Sansovino. Tutto in questa dolce estasiata figura di giovane, rievoca nell’arte di maestro Jacopo più che sessantenne, l’anima della sua Toscana; e più cara di ogni altra sua opera doveva esser al suo spirito di fiorentino questa immagine del Santo patrono della sua città, se di questa sola egli fa cenno nel suo testamento come di opera di « sua propria mano », a piedi della quale, nella Cappella della Nazione fiorentina ai Frari, ove appunto trovavasi, desiderava di esser sepolto. Sull’altare nella stessa Cappella stava l’ascetica ossuta figura donatelliana del Battista: a questa, potente nel suo fiero naturalismo, non tanto guardò il vecchio maestro, quanto piuttosto abbandonandosi alle sue giovanili e serene ispirazioni quattrocentesche, volle che il suo Battista rispecchiasse, attraverso uno spirito ognor presente di toscanità, squisita purissima perfezione di forma, estasiato abbandono di pensosa dolcezza. Se Jacopo Sansovino deviando dai suoi propositi, decise di fissare definitivamente la sua dimora tra noi, nella terra sacra alla libertà in quegli anni tristi per le sorti d’Italia, ciò avvenne sopratutto perchè la sua fama di costruttore e di architetto indusse il Doge Andrea Gritti ad affidargli il restauro e il consolidamento delle cupole della Basilica di san Marco, che sorrette per decenni su puntelli, minacciavano sempre rovina : più di un secolo prima, dopo che il terribile incendio del 1419 tanto danno aveva recato alla Basilica, altri maestri fiorentini, i Lamberti, avevano provveduto a ridare all’intera costruzione nuova saldezza statica. Il Sansovino che già a Roma aveva conosciuto i Grimani, e che probabilmente fin dal 1523, aveva, sia pur per breve tempo, toccato il suolo veneziano, accolse l’incarico e assoltolo con generale soddisfazione, dopo due anni di lavoro, venne, il 1 aprile 1529, eletto « proto » dei Procuratori di san Marco de supra. Portato di colpo, certo non senza invidia, alla massima carica « ufficiale », al posto più in vista che allora fosse a Venezia nel campo delle arti costruttive, egli si trovò a capo delle principali questioni edilizie veneziane in un momento di particolare importanza. Stimato dai suoi signori, i Procuratori di san Marco, da cui dipendeva il governo della Basilica e di tutti i principali edilìzi di Piazza, sollecitato dai privati ad assumer di continuo nuovi lavori, onorato dall’amicizia di illustri personaggi, e dei maggiori artisti, di Tiziano in primo luogo, con cui formò, insieme all’Aretino, quel celebre 37