Però già in un’altra piccola prospettiva di Venezia disegnata da Paolo Forlani cartografo veronese, edita da Bolognino Zalterio, un anno innanzi, nel 1566, la facciata della Zecca appare sopraelevata ■di un piano, del suo terzo ordine jonico. E da allora tutte le altre figurazioni posteriori la riproducono nella forma che fino ad oggi, nelle sue linee generali, ha conservato. Ciò starebbe a provare, sebbene nessuna più precisa prova documentaria ci soccorra, che mentre era ancora in vita Jacopo Sanso-vino si sarebbe intrapresa e compiuta la costruzione del terzo ordine jonico della fabbrica : certo ad esso ormai accenna nel 1581 Francesco Sansovino nella sua « Venetia », ricordando della principale facciata della Zecca, l’aspetto suo « parte rustico et parte gentile ». Fabbrica robusta e severa nell’ideazione e nella esecuzione, la Zecca fino a tanto che non venne meno, con l’unificazione del Regno d’Italia, l’ufficio per cui era stata creata, non subì profonde alterazioni. Divenuta nel 1872 Camera di Commercio, tale rimase per un trentennio : deliberato, nel 1900, il suo adattamento a sede della Biblioteca Marciana, togliendo questa dal Palazzo Ducale che dal 1812 l’ospitava a disagio, nel 1914 tale trasformazione era un fatto compiuto: fu però in tale occasione che, tolta la monumentale vera da pozzo r)i Danese Cattaneo e trasportatala a Palazzo Pesaro a S. Stae, il bel cortile interno della Zecca fu coperto da vetrate per essere trasformato in Sala di Lettura. Oggi in seguito alla cessione della Libreria Sansoviniana alla Biblioteca Nazionale di S. Marco, i due contigui edifici, pur destinati in origine dalla genialità del loro creatore a così diverso ufficio, hanno più intimamente stretto i loro vincoli di vicinato, destinati come sono ad accogliere entrambi il patrimonio librario della famosa Marciana. IN PALAZZO DUCALE. La Scala d’Oro. Per due volte, come è tramandato da notizie documentarie, ebbe parte il Sansovino in lavori costruttivi di Palazzo Ducale : una prima volta, nel 1531, quando per incarico del Consiglio dei X, venne richiesto del suo parere sul progetto presentato da Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino, per la nuova sistemazione della Sala detta della Libreria, donde appunto in quel tempo, era stato tolto il famoso fondo 68