que maestri prothi principiando da m. Jacomo Sansovino se aver si potrà » a preparar modelli nuovi ben chiari e completi in ogni dettaglio, accompagnati da una relazione scritta in cui siano compiutamente esposte dimensioni e preventivi di spesa, sia per « la situation delle scalle, sia per adornamenti così interiori come exteriori et lo albergo de sopra et altri redutti de sotto ». È probabile che mastro Jacopo, sia per il gran lavoro e le infinite incombenze di quegli anni, sia per le continue e fastidiose sofisticherie e incertezze della Presidenza della Scuola, sia in causa di altri possibili contrasti, di cui a noi sfugge la causa, avesse finito col trascurare la costruzione della Scuola : quale però sia stato l’esito di questa nuova presentazione di modelli non sappiamo : solo si sa che l’anno appresso, 1545, la fabbrica era arrivata finalmente al coperto e anzi, in tale occasione, era stata onorata di una visita del Doge Francesco Donà. Ma di quel tempo, rizzate tutte le muraglie esterne, forse non era ancora definito il tipo architettonico che l’interno della gran sala terrena avrebbe dovuto assumere, poiché solo tra il 1563 e il 1566 adottato il partito architettonico delle doppie colonne corinzie sorreggenti l’architrave, è notizia di accordi ed « incanti » per la lavorazione delle colonne e dei relativi capitelli : si arriva anzi alla morte del Sansovino, al 1570, senza che egli abbia potuto definire alcune questioni inerenti al suo compenso come proto, questione che viene sbrigata poi dal figlio Francesco, prima che fossero messe in opera tali colonne e fregi architettonici, al quale lavoro si attendeva ancora nel 1576. Nel 1583 l’interno della grandiosa sala terrena « adornada... de quel bel ordene de colonne et nicchi come se poi veder » è compiuto e a solennizzare il tanto atteso evento, il 10 marzo, il Doge Nicolò da Ponte vi si reca ad udir messa. Ma allora non era stato ancora ideato quale forma e sviluppo avrebbe dovuto prendere il grande scalone: si arriva così alla fine circa del 1587, prima che sia scelto il modello presentato da Francesco Smeraldi detto il « Frachao », e un altro anno ancora passò, prima che fosse steso accordo per la relativa costruzione: tutto ciò non poteva, come asserisce una deliberazione della stessa scuola, che tirar addosso alla scuola « la derisione di tutta la città, che pare fosse ormai satia del aspetar qualche bon esito de così grande et nobile opera » : ma finalmente, nel 1589 ai 2 di giugno, la Scuola con l’intervento delle altre consorelle e con solenne processione trasporta il sacrario delle sue reliquie nella nuova sede. 77