san Marco il « proto » fra tutti il « glorioso », fu per Luigi Marangoni un obbligo morale. Manifestata l’idea, questa fu subito accolta con favore. Fattosene promotore, sotto la sua presidenza, il Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Venezia, egli attese tosto ai modi per attuare la sua nobile iniziativa. Poiché, per suggerimento di Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Costantini, allora Canonico di San Marco, fu ritenuto che la Cappella del Battistero marciano fosse il sito più adatto per riporre entro una tomba terragna la piccola urna con i resti mortali del Maestro, ottenutone il consenso da Sua Eminenza il Cardinal Patriarca, dal Venerando Capitolo e dalla Fabbriceria di san Marco, parve che qui, nella Basilica che lo aveva avuto per tanti anni « proto », onoranda sepoltura avrebbero avuto le ossa del Maestro, che Sua Eminenza il Cardinal Patriarca consentiva che fossero rimosse dall’Oratorio Patriarcale presso la Salute, dove centoventinove anni fa erano state accolte. Si stabilì quindi di procedere tosto all’esumazione ed alla identificazione delle ossa di Jacopo Sansovino. Le operazioni per tale riconoscimento si svolsero nei giorni 26, 27, 28 febbraio 1925, alla presenza di S. E. il Cardinal Patriarca, di S. E. il Prefetto, e dell’allora Commissario Straordinario del Comune in unione alle altre autorità cittadine. Identificato innanzi tutto col sussidio delle documentazioni riportate, da Emanuele Cicogna, nel IV volume delle sue « Iscrizioni Veneziane », il sito in cui l’urna era stata deposta nelPOratorio del Seminario alla Salute (J); eseguitane l’esumazione per opera delle maestranze della Basilica di san Marco, sotto la direzione di Luigi Marangoni; rinvenuti e identificati i resti del Maestro, contenuti in una cassetta ormai resa fracida e sfasciata dall’umidità, questi furono piamente raccolti in una nuova cassetta di rame appositamente preparata, imbottita di raso giallo, il colore dei mosaici marciani, la quale riposta a sua volta, in un’altra cassetta di legno contrassegnata con le lettere O. J. S. (Ossa Jacobi Sansovini) venne munita dei sigilli e temporaneamente affidata in custodia al Rettore del Semi- (') Dall'Oratorio del Seminario alla Salute non fu rimosso il piccolo sigillo marmoreo che con la semplice scritta — O.J.S. — (Ossa Jacobi Sansovini) ne contrassegnava, come si disse, il posto di sepoltura: solo vi furono aggiunte, incise, le due date — MDCCCXX-MCMXXV — a ricordare il periodo in cui qui rimasero sepolti i resti mortali del Maestro. II