206 SAGRE, FESTE E RITI suo folklorismo, enorme folia e specialmente molti stranieri. La città di Gonzaga, una volta l’anno emula la città dei Dogi nella meravigliosa festa del Redentore. Mentre le linee architettoniche dei severi palazzi di Piazza Scordello s’illuminano di mille e mille colori, le pigre acque del Lago si rianimano nel rombo clamoroso e nello scintillio abbagliante dei fuochi pirotecnici . Innumerevoli imbarcazioni, — tartane, canotti, lance, — scivolano sul lago e le più svariate orchestrine gareggiano per il concorso a premi che vuol ricordare una festa remota, quella che si svolse nel 1608 per le nozze fra Margherita di Savoia e Francesco Gonzaga. La folla nereggia ovunque ci sia uno spiano; e dai fine-stroni della Loggia della Cavallerizza assistono, alla festa popolare, gli invitati al ballo cinquecentesco. Ma ecco che lo spettacolo pirotecnico ha una pausa. Luci, colori, suoni, armonie si spengono sul lago e ha inizio sul verde terreno dello Stand di S. Giorgio una partita a dama, con « pedine viventi ». Le pedine infatti sono fanciulle in veste nera e in veste bianca. Le coppie avversarie si muovono in brillantissima gara. Setto la candida luce di quattro riflettori, le « pedine ani-mate » si muovono e si spostano con precisi movimenti sulle caselle numerate tra la più viva attenzione del pubblico. Chiusa la partita, lo spettacolo pirotecnico riprende e il lago ritorna al suo tumulto fino a che lo stemma di Mantova appare in una visione incandescente incorniciando l’immagine di Virgilio. Terminata l’apoteosi luminosa, tra le acclamazioni festose della folla, nella sala di Cartenuova della Reggia Gon-