GENNAIO 35 ai fianchi della scalinata, che dà accesso al coro, le bandiere delle antiche Corporazioni. L’organo e i cantori attaccano all’unisono. Si fa, d’un tratto, in pieno 1931, un passo indietro nei secoli, prima del Mille. Non è cosa che si veda tutti i giorni un sacerdote col piviale ricamato, la spada in pugno e un grande elmo più-mato in testa, come se dovesse calare d’un tratto la celata e scendere in lizza a torneare! L’Elmo è grande, lucente, con barocche piume multicolori ondeggianti. La Spada è d’acciaio brunito, recata alta e dritta. Il corteo dei sacerdoti che ascende la scala, tra i valletti inginocchiati, procedendo e seguendo il Diacono in cotta e in armi, rievoca un’antica visione di tempi cavallereschi, sepolti ormai nelle lontane memorie; e procede in atmosfera da canzone di gesta. Questi saluti con la spada altolevata, rivolta all’Altare e alla folla, quest’ondeggiare delle piume sull’elmo, nella luce che stagna come un sangue fra i parati purpurei, questi « passi armati » del Sacerdote, attraverso il prebisterio, secondo la cadenza delle preci e il richiamo dei canti, come per una figurazione di guerra e di fede, parlano, con singolare potenza, di una religione che qui, di fronte ai ’valichi alpini, creò col Patriarcato un’isola di fede armata contro il flotto dilagante dei barbari. Questo « Rito della Spada », nella celebrazione della Festa dell’Epifania, in terra friulana, e durante la celebrazione di un Rito Divino, è l’unica nel mondo, e merita di essere veduta dal turista.