224 SAGRE, FESTE E RITI di enormi roghi, si festeggiava la memoria del « Precuisore » che l'antica Repubblica aveva eletto a patrono della città. Intorno a questi fuochi, specie nelle campagne vicine a Genova, si intrecciavano a somiglianza di quanto si faceva a Torino e nel Monferrato, allegre danze cui partecipavano ragazze e giovanotti. A poco per volta questa costumanza era decaduta e a tenerla in vita non erano rimaste che frotte di monelli che avevano però dovuto rinunciarvi negli ultimi anni per comprensibili ragioni di ordine pubblico. Ora, invece, per encomiabile iniziativa del Dopolavoro, infaticabile creatore di pittoreschi spettacoli folkloristici, la millenaria tradizione genovese è stata ripresa e, per certo lato, modernizzata con genialità di forme organizzative. Tutta la vasta e ombrosa spianata della Acquasola si trasforma, la notte di San Giovanni, in una specie di bosco fantasiosamente illuminato, e fra i vecchi alberi, adorni di lampadine multicolori si svolge, presente una folla straordinaria, una festa notturna quanto mai movimentata e suggestiva. Tutto il programma viene improntato alle remote e care usanze del popolo genovese: usanze risuscitate con pazienti ricostruzioni attraverso canti, danze, fuochi e luminarie. Così ricompaiono, per i larghi viali dell’Acquasola, tutti i più caratteristici costumi del folklore ligure : i «Paisen»; Genio e Brisca, nelle loro acconciature storiche ripetono le spassose « rataelle », ossia le dispute dei contadini. Quindi schiere di fanciulle e di giovani vestiti come ai tempi degli avi, ricordano il « mézzaro » e il « pessotto », danzato al suono di orchestre campestri composte solo di pifferi e di a: moniche; la cadenzata « giga » e il vorticoso « perigordin »; e « Danta e Corlaita », coppie di classici ballerini campa-gnuoli di altra epoca, si lanciano, da veri virtuosi, nei giri