FEBBRAIO 51 moritesi più curiosa e interessante; come se poi non fosse stata già abbastanza complicata per se stessa, al principio del secolo scorso, gli invasori francesi vi mettevano anche essi le mani, per imprimervi un’impronta giacobina. Ma il « clou » della Festa della « Mugnaia di Ivrea » è rappresentato dalla storica « battaglia di arance » e cioè dal bombardamento, con belle e grosse arance, le quali per l’occasione vengono dalla Sicilia. Ad Ivrea, invece di gettare coriandoli, fiori e caramelle, la folla — da oltre tre secoli —- festeggia la elezione della Mugnaia, con un lancio di arance, che si trasforma rapidamente in un aspro bombardamento, fra le varie coalizioni che si formano nei rioni. Il corteo dei « bombardieri » si forma nel rione al quale appartiene la Mugnaia. Occorre anche rilevare che tutta la folla ha in testa dei berretti rosso-gialli e cioè il colore delle arance. Partito il corteo, le strade del percorso, come per incanto, si popolano di una fiumana di teste scarlatte, la resistenza delle quali è subito messa a dura prova. Ma se è dura la prova, sono dure anche le teste. E la battaglia incomincia, mentre la Mugnaia, col suo seguito, risale in Via Torino, e prosegue per Corso Nigra, trasformato in una fungaia rossa. In Corso Nigra, in Piazza Vittorio Emanuele, in Via Palestro, in Piazza Carlo Alberto si respira una singolare atmosfera di battaglia. Si potrebbe dire che in giro c’è odor di polvere, se non vi fosse invece un grato odore di arance. E’ severamente proibito di mangiare le arance destinate alla battaglia: ciò per motivi igienici, non solo, ma anche perchè sarebbe ridicolo che un « soldato », prima di andare all’attacco, si mangiasse le bombe a mano. Del resto, nessu-