- 91 - ambientale, non riesciamo a raffigurarci da che essa potrebbe essere sostituita senza turbare l’integro sentimento della facciata. L’occasionale si è tradotto in necessità, si è innestato. La quadriga, dunque, andava a Roma, nè altra città era più degna di accoglierla, mentre la basilica indossava la lorica poiché la distruzione le era minacciata dall’alto. L’idea di si immane rovina era assillante, era giustificata dalla frequenza dei fatti : ferita la chiesa degli Scalzi nella devastazione della universale bellezza del soffitto del Tiepolo, ferita la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo e quella di S. Simeone piccolo e le altre di S. Mania Formosa, di San Tomà, di S. Francesco della Vigna, di San Giovanni Grisostomo, di San Silvestro, una bomba cadeva a poca distanza della magnifica, dinanzi alla sua porta centrale. E non la offese. Parve ripetersi il prodigio per cui essa non subì danno alla precipite caduta del campanile. Le ossa dei dogi e dei vescovi devono aver avuto fremiti nelle loro arche. Era impegnata una lotta di religioni? Era un modo del nemico per rinsaldare nei veneziani la fede in Dio e nella Vittoria. Guardiamo. È il 6 gennaio del IQI7. La chiesa, tutta viluppi di saccate di sabbia, di materassi d’alga, offre l’aspetto assurdo di un enorme gioiello « imballato » per un lungo viaggio. I mosaici sembrano, ora, smorenti. La folla è stipata così che l’uno sente il palpito e il sospiro dell’altro. Triste è il suo guerriero apparato, ma l’insigne monumento spira sempre conforto e consiglio : il consiglio di temprare nei balsami della religione il pur duro acciaio dell’anima patriottica per renderlo infrangibile, il conforto nei ricordi del lontano