— 97 — Errava il popolo, ma spesso per orgoglio, lievito delle nazioni; nè ciò spiaceva ai governanti i quali lasciavano correr la favola del « quadretto di pietre » posto sul pavimento, all’ingresso della chiesa, a memoria che colà Alessandro III mise il piede... sul collo al Barbarossa esclamando : « Super aspidem et basili-scum ambulabo et conculcabo »; nè ad essi spiaceva che corresse una storiella sul mosaico del Redentore ch’è sulla facciata. È questa. In periodo d’aspra lotta coi genovesi (ed aspra fu sempre e lunga nonostante le transitorie alleanze) passando un ambasciatore di Genova per la piazza di San Marco col patrizio Orsato Giustiniani avrebbe notato che la bandiera che teneva in mano il Cristo risorto era di buon augurio per la sua repubblica (alludeva alla speranza di conquistar Venezia) perchè essa portava la croce rossa in campo bianco ch’era anche lo stemma genovese. Il Giustiniani tacque, ma condotto ch’ebbe l’ambasciatore a palazzo mandò tosto per un mosaicista e in poco più di un’ora gli fece mutar la croce nel leone di San Marco per cui, al suo ritorno, l’ambasciatore credette di aver sognato. E che dire dei miracoli che sono descritti nel «Trattato delle Sante Reliquie » dei miracoli del sangue di Cristo, di quelli della Nicopeia, di quelli del Protettore? Notissimo è il miracolo di San Marco che, dopo giorni di cordoglio e di digiuno, essendo stato dimenticato il luogo in cui la sua spoglia era stata nascosta (erano avvenuti le sommosse, l’uccisione di Pietro Can-diano IV e gli incendi) mise fuori dal pilone di destra della crocerà un braccio ornato, chi vuol di braccia-letto e chi di anello d’oro, fra il giubilo del popolo, 7 — Sintesi Veneziane.