poi li mise in due sacchi e li portò al mulino • Quando fu la mezzanotte li sprofondò presso il mulino. Pianse, pianse notte e giorno, quindi usci e così me li cantò: O tu mulino mio bello, macinami la farina buona, ché quel giovine era un patrizio molto accorto e molto buono. O tu mulino mio bello, macinami la farina bianca, ché quella fanciulla era bianca più che neve. Andò a nascere un cipresso là dove sepolto era il garzone, e spuntò una vite bianca là dove sepolta era la fanciulla. Sotto l’alto cipresso i feriti passavano, prendevano le foglie del cipresso e le applicavano alle ferite; sotto quella vite bianca gli ammalati andavano a passare, prendevano gli acini della vite bianca e guarivano d’improvviso. 3) Mancano alcuni versi. 4) Un dialogo simile è nel canto citato nella nota i* del II I. canto della parte prima. La bella domanda all’orfano : O tu, misero orfanello, che vieni dalla battaglia, vedesti forse il mio signore ? ~• Io vidi molti guerrieri e il tuo signore non conobbi, — Era un giovane molto bello, bello e biondo, con mustacchi tesi, con un cavallo focoso, 1)2 che avea la sella di seta e la cinghia di velluto, e il freno dorato, ecc. 5) Kush skish sinore = colui che non aveva confini. •>) Perniist == bocconi, ') Prapt = rovescioni. 8) Ha a bot = mangia terra; è una frase comunissima che vale 9) Sii nàtie = occhio di notte. I®) Szémbrie i dheszur=(2fl/ cuore ardente, cioè innamorato di te. Kekj = malamente, e anche troppo, molto. Nel dialetto albanese di Calabria si dice : kekj i mirè = molto buono. « «53