- 70 - risuonarono del fragore delle temprate armature, di ogni occidentale favella, delle invocazioni e dei canti per aver propizi, nel nome di Dio, i sanguinosi eventi. Quelle pietre furono calcate da Vitale Michel e da Arrigo Dandolo. Olio fino arsero le lampade sugli altari per la loro gloria, acqua di rose sparsero le donne dall’alto matroneo e gli incensi li aureolarono, mentre i Santi guardavano quei fieri coi loro visi attoniti e la vite tra i simbolici tralci delle bordure, dei fregi, pareva co’ suoi grappoli consigliare fiducia e letificarla, essa, espressione della vita eterna dell’individuo e della comunità nelle opere del bene. Ma non il grappolo bensì il fermento del mosto è-essenza di ricreazione, per cui quattro volte sarà disperata la pigiatura; sarà enorme il mosto di sangue veneziano negli arrembaggi e negli agguati, negli assalti e negli assedi e finalmente si compirà la profezia. È la profezia della Sibilla Eritrea : « Un trattato di lega tra i forti avrà luogo nelle acque dell’Adria-tico sotto la condotta di un capitano cieco : circonderanno un becco — profaneranno Bisanzio — saccheg-gieranno gli edifici — ne divideranno le spoglie : un altro capro manderà i suoi belati, fin che abbiano misurata e percorsa un’estensione di 54 piedi, 9 pollici e mezzo ». Il trucco della profezia è, senza dubbio posteriore ai fatti. E il becco non può essere che Alessio Com-neno abbacinatore del fratello per usurpargli il trono d’Oriente, e il capro... Qui è questione di scegliere tra due altri Alessi, il figlio spodestato della vittima e il Marzuflo (colui dalle grandi sopraciglia) che fra tanto travaglio aveva ghermito il potere.